The Conjuring – L’orrore che conduce alla bellezza

Egregio Direttore,

finalmente, dopo un anno e mezzo, i cinema non sono più sprangati, ed è così potuto arrivare nelle sale The Conjuring – Per ordine del diavolo, l’ultimo episodio della serie horror aperta da L’evocazione – The Conjuring (2013) e proseguita con un repertorio di bambole assatanate e suore demoniache. Questo è il terzo film che vede protagonisti i coniugi Ed e Lorraine Warren (Patrick Wilson e Vera Farmiga), esperti di paranormale realmente esistiti, demonologi, come amavano definirsi. Ed Warren è morto nel 2006, Lorraine nel 2019 (qui una sua intervista, in cui la signora mostra il suo museo di ricordini non proprio rassicuranti). I Warren sono stati a lungo consulenti della Chiesa cattolica per casi di infestazione e possessione demoniaca, e da alcuni anni le loro storiche (e documentate) imprese diventano film dello specialista James Wan, non il pupazzo rosa con le orecchie pelusciose, ma il creatore nel 2004 dell’altra celebre serie Saw – L’enigmista. E qui il primo fatto degno di nota.

Se c’è un film agghiacciante non tanto per la paura che fa, ma per la visione del mondo che lo sottende è Saw, la storia di un pazzo criminale che spinge altre persone a uccidere o mutilare per insegnare loro ad amare la vita che prima odiavano. Un deragliamento di logica ed etica come se ne sono visti pochi al cinema, cerebrale fino all’inverosimile, anzi all’assurdo, ma ci sono spettatori che l’hanno preso come una storia con una sua morale… Tanto per capirci: in una scena una giovane riconosce che il serial killer le ha fatto del bene, dopotutto, perché prima era una drogata, ora che ha dovuto sventrare un poveraccio ancora vivo, invece, ha smesso. Ah, beh! Tra tossica e omicida, al suo posto avrei preferito restare tossica e cercare una comunità di recupero.

Ora, dalla perdita di senso di Saw, film amorale e illogico, al senso del sacro che aleggia in The Conjuring il salto è notevole. I casi sono due. O il brutale e contorto Saw celava un rovello esistenziale autentico, lanciava un interrogativo sul senso della vita che nelle storie cristiane dei coniugi Warren trova una risposta concreta ed convincente, in grado di mettere ordine nel caos di questo nostro mondo, oppure per questo cineasta ogni strada è buona purché conduca a ingenti incassi: che la percorrano personaggi coi piedi segati da loro stessi o cattolici apostolici romani che brandiscono il rosario come nemmeno Salvini, poco importa.

Sia come sia, lo Spirito soffia dove vuole, e qui lo fa in una serie di film dell’orrore, campioni di incassi amatissimi dai ragazzini (sì, li hanno visti pure i miei alunni, che di solito quando chiedo se conoscono il tal film mi guardano come se fossi il professor Riccardelli di fantozziana memoria, solo che il film in questione magari era Jumanji o La fabbrica di cioccolato). Certo non si tratta di film per tutti: sono autenticamente terrificanti. Ma sono anche autenticamente cattolici: se non i film, lo sono i personaggi, le storie che raccontano. Del resto anche il celebre Esorcista del 1973 fu visto come una vittoria dei gesuiti (al contrario di Rosemary’s Baby, 1968, di matrice satanista).

Si dirà che questo The Conjuring – Per ordine del diavolo non è all’altezza dei precedenti, che è cambiato il regista e si vede, è un film meno curato e meno realistico, tra topi che non scappano davanti alla luce di una torcia, cadaveri che non puzzano e non si decompongono dopo mesi… Tutto vero. Resta il fatto che il pubblico fa la conoscenza di personaggi che pregano, e non sono pazzi. Vede dei preti magari deboli, a volte indegni, ma non pedofili. Ma soprattutto si osa raccontare agli spettatori – e qui penso in particolare ai più giovani (anche se sopra i quattordici anni) e credo si debbano benedire Wan e i suoi collaboratori – si osa raccontare loro la bellezza del matrimonio, quello tra un uomo e una donna, per intenderci.

In questo film le coppie diventano due: oltre ai Warren ci sono due giovani innamorati. Si parla esplicitamente di matrimonio, e la didascalia finale ci informa che sono sposati ancora oggi. La morale è esplicita, fin troppo ostentata: contro il diavolo l’arma più potente, più ancora della preghiera, sembra essere proprio l’amore di un uomo e una donna. Il film vira sul sentimentale, perde l’equilibrio tra amore romantico e dimensione metafisica che caratterizzava il precedente The Conjuring – Il caso Enfield, il più riuscito della serie (qui una raccolta delle scene che potremmo definire di affetti familiari tra Ed e Lorraine). Ma chissenefrega. In quest’epoca di follie antiumane sono tematiche rivoluzionarie. Un uomo che ama una donna per sempre. Una donna che ama un uomo per sempre.

Non solo: l’uomo fa l’uomo e la donna fa la donna. Non si scambiano i ruoli. La forza appartiene a Patrick Wilson, la dolcezza è la cifra di Vera Farmiga. Eppure, anzi, proprio per questo, il film mostra benissimo come gli uomini siano fatti per salvare le donne (la scena nel bosco, quella all’obitorio) e le donne siano fatte per salvare gli uomini (il finale con le pillole per il cuore). Non ci si salva da soli.

Che la bellezza del matrimonio venga affermata da una serie di film dell’orrore è già notevole. Ma che messaggi del genere, profondi e quanto mai necessari oggi, vengano diffusi da Hollywood, di questi tempi è un vero miracolo.

Cordiali saluti

Emanuele Gavi