Egregio Direttore,
vorrei porLe una semplice domanda: a chi piacciono queste immagini?
Sono fotografie di cosiddetti baby trans. Cioè bambini travestiti da femmine, in nome della libertà di scelta, del diritto all’autodeterminazione. I bambini hanno libertà di scelta? Godono del diritto di autodeterminarsi? Di dire ai genitori che non vogliono mangiare la minestra ma solo patatine fritte?
E pensare che in diritto penale ci si riferisce ai minori con il termine di “incapaci”. Cioè “incapaci d’intendere e di volere”. Il nostro Codice penale, all’articolo 643, sanziona chiunque abusi dell’inesperienza di un minore per indurlo a compiere atti dannosi per lui o per altri. È il reato di “circonvenzione di incapace”, punito col carcere, dai due ai sei anni, o con una multa che può raggiungere 2065 euro.
Ma torniamo ai baby trans. Ho scritto che sono bambini travestiti da femmine, sì, ma non da bambine. Sono bambini travestiti da donne. Sono truccati come delle donne, scimmiottano atteggiamenti da donne. E torno a chiederLe, Direttore, a chi piace tutto questo?
E questa piccola vamp, mi spiega a chi può piacere?
E queste altre foto pubblicitarie, che messaggio veicolano?
E queste ancora?
È evidente dove vanno a parare tutte queste immagini. Aprono la strada alla legalizzazione della pedofilia. Una battaglia che non è cominciata adesso, come ben documenta Alessandro Benigni. Ma che è la prossima da combattere. Altrimenti perderemo anche questa, una volta ancora senza nemmeno accorgercene. Come spiega il prof. Benigni, oggi c’è chi vuole “la negazione dei diritti del bambino”. E per raggiungere questo obiettivo, si serve come di consueto degli slogan opposti: è una battaglia di libertà, di rispetto dei diritti dei minori… Certo, come no. I diritti: la solfa è sempre quella. In nome di nuovi diritti ci tolgono i diritti basilari.
Ci insegneranno che dobbiamo smettere di leggere libri e giornali in nome del sacrosanto diritto di guardare la televisione. È molto più produttivo metterla in questi termini che vietare semplicemente di leggere, come immaginava Ray Bradbury nel romanzo Fahrenheit 451. Prima si diffonde ad arte nella società la condanna di una cosa buona come la lettura, veicolandola attraverso i mass media e i personaggi che contano (tivù, cinema, pubblicità, arte, moda, esperti, scienziati, politici, Unione Europea, Onu, Obama, il Papa, Greta…), nonché riprogrammando le giovani menti a scuola (a cominciare dall’asilo, si raccomandano). Dopodiché si passa dalla riprovazione sociale al divieto esplicito, stabilito per legge, ma solo quando la gente sarà sufficientemente indottrinata per approvare entusiasticamente tale divieto.
Ma i bambini sono minacciati anche dall’infanticidio. Nel gennaio scorso il governatore dello Stato di New York, Andrew Cuomo (nella foto sopra), ha firmato tutto contento una legge che rende possibile l’aborto fino al nono mese, cioè fino al momento del parto. Ovverosia dopo che il bambino è completamente formato, ed è vitale, cioè può sopravvivere anche al di fuori del grembo materno. Quindi, anziché ucciderlo, se la madre non vuol portare a termine la gravidanza, si può indurre il parto e dare il bimbo in adozione. Quindi, non si tratta più di aborto, ma di vero e proprio infanticidio, come spiega la dott.ssa Silvana De Mari.
Ma se è lecito e legale uccidere un bambino al nono mese di vita intrauterina, perché non ucciderlo al decimo mese, cioè dopo la nascita? Nel 2012 lo hanno messo nero su bianco, in uno studio pubblicato su una rivista scientifica, due ricercatori italiani: Alberto Giubilini e Francesca Minerva.
Tutto questo come lo si fa accettare al popolo bue? Oltre al mantra dei diritti, della libertà, dell’autodeterminazione, si usa la neolingua: cambiamo la parola con cui si indica un fatto, e cambierà anche la percezione che di quel fatto si ha. Non “idee”, ma “stereotipi”. Non “naturale”, ma “tradizionale”. Non “zitelle”, ma “single”.
Quindi, non “pedofilia”, bensì “amore intergenerazionale”. Non “infanticidio”, ma “aborto post-natale”. Cioè aborto dopo la nascita. Quando invece, come spiega la De Mari, si tratta di infanticidio già a partire dal settimo mese di gravidanza.
Le nuove generazioni, dunque, sono in pericolo. Un bambino, se riesce a venire al mondo, cioè se sfugge alle maglie dell’aborto, c’è il rischio che venga soppresso comunque. C’è il rischio che venga abusato impunemente. Ma questo bambino corre ancora un altro rischio. Può ritrovarsi la salute minata da un divieto che stanno cercando di introdurre con la solita trafila.
Questa volta i diritti sono quelli degli animali. E poi la sovrappopolazione (ma in Italia, casomai, andiamo verso l’estinzione…), le risorse, il clima, l’inquinamento, le flatulenze delle mucche (contro le quali, negli Stati Uniti, si batte la giovane promessa della politica Alexandria Ocasio-Cortez, ma si veda qui)… E il divieto è quello di mangiare carne.
Non è detto che essere vegetariani significhi essere più sani. La Società tedesca per la nutrizione ha messo in guardia i vegani, perché non assumono a sufficienza determinate vitamine, proteine, minerali. Una dieta vegana può avere conseguenze gravi, come documenta il caso giustappunto di una bambina, che soffriva di malnutrizione grave. Se nasci da genitori vegani, può costarti molto caro.
Come salvarci da tutto questo? Cominciamo imparando cos’è la finestra di Overton. E proseguiamo cercando di capire perché tante persone influenti stanno manipolando in questo modo l’opinione pubblica. Lo spiega molto bene Elisabetta Frezza, avvocato e madre di cinque figli, in questo video.
E cominciamo a combattere con le armi che abbiamo: la preghiera, la parola e la penna.
Cordiali saluti
Emanuele Gavi