Santa Giovanna d’Arco vergine e… sovranista?

Egregio Direttore,

trovo molto ironico che oggi, giovedì 30 maggio 2019, la Chiesa faccia memoria di santa Giovanna d’Arco, a pochi giorni di distanza dalle elezioni europee, che hanno visto sfidarsi europeisti e sovranisti, ovvero, per usare i termini spregiativi coniati dalle due fazioni, euroinomani ed euroscettici, o ancora, riferendoci a una delle matrici ideologiche che caratterizzano le due parti in lotta, globalisti e antiglobalisti. Lo trovo ironico perché ampi settori della Chiesa, a partire dal Papa e dal suo entourage, si sono schierati con gli europeisti/globalisti, mentre la Pulzella d’Orléans è stata citata nientemeno che da Marine Le Pen nella manifestazione del 18 maggio con Salvini e Wilders in piazza Duomo a Milano: “La nuova armonia europea che stiamo costruendo si appoggia sul valore di ogni popolo; la nostra Europa non è quella nata sessanta anni fa, ma è figlia di Atene e Roma, è figlia di contadini e marinai, di chi ha costruito il Duomo e Notre Dame, di Leonardo e Giovanna d’Arco.”

Vale allora la pena di ripercorrere per sommi capi la vicenda di quella che è una delle figure più amate della storia del cristianesimo, forse la più sfruttata, per dire, dall’industria cinematografica insieme a Gesù stesso e a san Francesco d’Assisi. Per farlo, trovo molto interessante leggere alcuni passaggi della bolla con cui papa Benedetto XV, nel 1920, proclamò santa questa ragazzina analfabeta che liberò la Francia dall’occupazione inglese (qui il testo integrale).

Benedetto XV, al secolo Giacomo Della Chiesa, genovese, è ricordato soprattutto per la definizione che diede della Grande Guerra, chiamandola “inutile strage”. E proprio all’orrore del conflitto il papa fa riferimento anche in apertura di questa bolla, quando scrive che, “mentre la terribile guerra produceva tanti mali”, i miracoli avvenuti per intercessione di Giovanna d’Arco “offrirono un nuovo segno della giustizia e della misericordia di Dio”. Si noti l’accostamento “giustizia e misericordia”. Piccolo quiz: quale delle due caratteristiche di Dio oggi è sparita dalla predicazione della Chiesa? Si noti anche l’ordine: prima la giustizia e poi la misericordia.

Giovanna nasce nel 1412 a Domrémy in Lorena, in una famiglia di contadini cattolici. È una ragazzina semplice. Prega, accende candele alla Madonna, e si distingue nella carità: ospita i poveri nel suo giaciglio, accettando di dormire per terra. A soli 13 anni le appare un angelo, che la esorta a pregare e a frequentare la chiesa, e lei consacra a Dio la sua verginità. Ma l’angelo si rivela come san Michele Arcangelo, l’angelo con la spada, il patrono degli spadaccini e dei maestri d’armi, e le rivela quale missione Dio le ha affidato: dovrà aiutare il suo re, in nome del Re celeste, a liberare il suo popolo dall’oppressione straniera. È infatti l’epoca della guerra dei Cent’anni, e gli inglesi hanno occupato la Francia nord-occidentale dopo la vittoria da loro conseguita nel 1415 nella battaglia di Azincourt. Il re francese Carlo VI, folle e caduto prigioniero degli inglesi, ha diseredato suo figlio, il futuro Carlo VII (grazie a Giovanna), e ha riconosciuto come suo erede e successore l’inglese Enrico V.

Certo che Dio se li va a cercare bene, i suoi campioni. Giovanna non è un cavaliere, non è un soldato. È una donna, anzi, è poco più che una bambina. Di umili origini, analfabeta. Non sa nemmeno cavalcare. Eppure sarà lei lo strumento della riscossa francese. Lei, come Davide contro il gigante Golia. Come la Vergine Maria contro Satana.

In modo straordinario, sorretta dalle visioni soprannaturali che la accompagneranno fino alla morte, nel 1429 incontra il Delfino di Francia, gli comunica la volontà divina. E il Delfino, dopo averla fatta esaminare da dotti ecclesiastici, le dà credito.

“Le furon dati un cavallo e delle armi, ma Giovanna preferì la vecchia spada, ornata di cinque croci, che aveva indicato trovarsi nel tempio di santa Caterina di Fierbois, come realmente fu trovata; volle invece un vessillo con l’immagine del Redentore, che portava sempre con sé. Interrogata perché portasse il vessillo, rispose che non voleva usare la sua spada, né uccidere nessuno”. Ma come? Una santa armata? Sì, una santa armata e combattente, anche se lei in prima persona non userà la spada e non ucciderà (e come potrebbe esserne capace?), ma guiderà l’esercito, quello sì armato e anche combattente, alla vittoria. Chissà se Manzoni aveva in mente la vita di Giovanna d’Arco quando, nei Promessi sposi, narra le vicende dell’Innominato successive alla conversione: anche l’Innominato, infatti, mentre calano in Lombardia le bande alemanne dei lanzichenecchi, trasforma il suo castellaccio in fortezza (vi ospiterà don Abbondio, Perpetua e Agnese), creando un piccolo esercito di servi e contadini e fornendo armi a chi non ne possedeva. Eppure “restò sempre disarmato, alla testa di quella specie di guarnigione” (cap. XXIX).

Torniamo alla bolla di canonizzazione. “La prima sollecitudine di Giovanna fu che nell’esercito si conservassero i buoni costumi, per cui comandò che fossero allontanate le donne di malaffare e rimproverò severamente i bestemmiatori. Poi volle un altro vessillo con l’immagine di Cristo per radunare i preti […]. E, prima di procedere verso la città di Orléans, comandò che tutti i preti, armati, si raccogliessero sotto quel vessillo.” Ma come, erano armati anche i preti? E lo scrive così, senza batter ciglio, il papa dell’“inutile strage”?

Giovanna fa mandare al comandante dell’esercito nemico una lettera. Cerca di allontanare gli inglesi con le buone. Non ci riesce. Viene derisa, ovviamente. Il papa non lo dice, ma la Pulzella tentò più volte la via della diplomazia, come fanno gli uomini di pace. Non ottenne nessun risultato. Quindi? Non violenza? Scioperi? Resistenza passiva? Non restava che combattere, e in soli quattro giorni Orléans venne totalmente liberata. E pensare che era circondata da ben undici fortezze erette dagli inglesi. È l’8 maggio del 1429: il 17 luglio il Delfino è incoronato Carlo VII nella cattedrale di Reims. Ma Giovanna viene fatta prigioniera dai borgognoni, che la vendono ai loro alleati inglesi. Viene processata per eresia da un vescovo francese collaborazionista, ed è bruciata sul rogo il 30 maggio del 1431, a soli 19 anni. L’età dei miei studenti che stanno per affrontare non il martirio, ma l’assai meno temibile Esame di Stato.

La guerra dei Cent’anni si concluse nel 1453 (gli inglesi abbandonarono tutti i loro possedimenti sul continente con l’eccezione di Calais, che conservarono fino al 1558), e già nel 1456 Giovanna fu dichiarata innocente, dopo una revisione del processo voluta da papa Callisto III. Mentre la santa veniva arsa viva, si verificarono alcuni prodigi: molti testimoniarono di aver visto il nome di Gesù scritto sul fuoco, e il cuore della ragazza rimase intatto e pieno di sangue, come confermò il carnefice stesso, e fu poi gettato nella Senna per ordine degli inglesi. Che brutta morte, però! Non ditelo a Salvini, che sventola rosari con tanta leggerezza! Eppure Benedetto XV, il papa, ripeto, dell’“inutile strage”, dopo aver narrato la morte di Giovanna tra le fiamme, aggiunge queste singolari annotazioni: “Infine, da Dio, vendicatore dell’innocenza e della giustizia, furono inflitte pene ai malvagi; infatti, tutti i responsabili del martirio di Giovanna morirono di morte bruttissima; inoltre, come la Pulzella aveva predetto, gli Inglesi furono cacciati dalla città di Parigi, poi dalla Normandia, dall’Aquitania e da tutta la Francia”. Ma come? Il Dio della misericordia? Quello che vuole bene a tutti? Li fa morire… come? “Di morte bruttissima”? E gli inglesi vengono cacciati come aveva predetto la Le Pen… pardon, la Pulzella d’Orléans? Vuoi vedere che Giovanna d’Arco era una sovranista ante litteram?

Caro Direttore, in realtà Giovanna d’Arco non era sovranista. Era semplicemente una buona cattolica, benché anche oggi molti cattolici e molti esponenti del clero la condannerebbero come eretica. Amava Dio e, se ha fatto quello che ha fatto, amava anche il suo popolo e il suo paese. Certo, non se ne intendeva di politica, né di guerra. È stata un semplice strumento della volontà divina: per dirla con Madre Teresa di Calcutta, una “piccola matita nella mani di Dio”. Solo che in quel frangente, in quel contesto storico, la matita era una spada. E la spada doveva cacciare gli invasori e salvare un popolo.

Se di sovranismo si può parlare, fu dunque Dio a essere sovranista. Come cambiano i tempi! A noi hanno insegnato che Dio non è nemmeno cattolico…

Cordiali saluti

Emanuele Gavi