Vittimismo e demonizzazione: gli italiani non sono ancora stufi?

Egregio Direttore,

democrazia significa potere del popolo, non dittatura delle minoranze. Su cosa si debba intendere per popolo possiamo discutere, ma normalmente la democrazia funziona così: la maggioranza vince. La maggioranza, punto. Non i migliori, i più colti, i più aperti, i più tolleranti. Non quelli che sono nel giusto, quelli che si battono per l’uguaglianza anche perché si ritengono più uguali degli altri. Quelli che si autodefiniscono democratici: gli unici veri democratici, infatti, sono loro, e chi la pensa diversamente, secondo questi signori, non ha diritto di parola.

No: la democrazia nasce nell’antica Grecia per fare gli interessi della maggioranza, che di solito confliggono con quelli della minoranza. La maggioranza dei cittadini: la democrazia si regge su una base puramente numerica, non su una valutazione qualitativa (e chi dovrebbe valutare, poi?). Chiaramente non è un sistema perfetto: come ci insegna lo storico greco Polibio, la democrazia può trasformarsi in oclocrazia, “governo della massa”, dei peggiori, sobillati magari dai demagoghi, detti oggi populisti. Ma è un rischio che bisogna correre. Sempre meglio che vivere in una dittatura.

Ora, mettiamo insieme due notizie che fanno dubitare della salute della democrazia italiana.

Domenica scorsa Mattarella e Conte (Mattarella e Conte) si sono spesi per promuovere la Giornata mondiale contro l’omofobia. In particolare Conte ha invitato “tutte le forze politiche perché possano convergere su una legge contro l’omofobia”. Deve essere davvero un problema grave e diffuso nel nostro paese, la cosiddetta omofobia, se il nostro presidente della Repubblica e il presidente del Consiglio le dedicano interventi pubblici nel momento storico che stiamo vivendo! Siamo come sospesi, in bilico tra una crisi sanitaria che non è stata ancora risolta definitivamente (le scuole restano chiuse, per esempio), e una crisi economica che si annuncia devastante, e i nostri governanti si occupano di “omofobia”? E il presidente Conte esorta i parlamentari a varare una legge al più presto?

Caro Direttore, mi sono spaventato! Vedi cosa succede a chi si fida di Nessun Giornale, mi sono detto. E ho cercato i dati di questa terribile piaga, l’omofobia o omotransfobia (immagino che la parola sia destinata ad allungarsi ulteriormente). Qui urge informarsi, Emanuele. Così sono andato alla fonte, cioè al sito del ministero dell’Interno, che tra le sue creature contempla l’OSCAD. In Italia esiste infatti l’Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori: OSCAD, appunto. Quanto amiamo le sigle! E se l’OSCAD esiste, suppongo che sia finanziato da noi contribuenti. Ma cosa fa l’OSCAD? Cito dal sito (il grassetto è mio): “Fornisce un valido supporto alle persone che sono vittime di reati a sfondo discriminatorio (hate crime o crimini d’odio). Chiunque subisce un evento penalmente rilevante in relazione alla razza/etnia, credo religioso, orientamento sessuale/identità di genere e disabilità, può contattare l’Osservatorio” che, “ricevuta la segnalazione, attiva interventi mirati sul territorio da parte della Polizia di Stato e dell’Arma dei Carabinieri e segue l’evoluzione delle vicende discriminatorie segnalate”.

L’OSCAD ci offre anche un resoconto della sua attività, in cui possiamo leggere il dato allarmante. Eccolo: il totale delle segnalazioni pervenute, dal 10 settembre 2010 al 31 dicembre 2018, dunque in oltre 8 anni, è 2532. 2532 in 8 anni. Se poi andiamo a leggere il numero delle “segnalazioni concernenti reati di matrice discriminatoria (Hate Crime ed Hate Speech)” troviamo che è ancora inferiore: 1512 casi. La maggior parte dei quali sono legati alla razza/etnia (897), mentre in 8 anni ci sono stati soltanto 197 casi legati all’orientamento sessuale e 15 legati all’identità di genere. 197+15 fa 212. 212 casi in 8 anni su una popolazione di 60 milioni di italiani. Mi chiedo: se mi sembrano pochi, devo autoaccusarmi di omofobia?

A me pare che le emergenze oggi siano ben altre. Le vittime del Covid-19, secondo il ministero della Salute, sono state 32.330 in 3 mesi. Direttore, possiamo far sommessamente notare che 32.330 morti in 3 mesi, ammesso e non concesso che il dato sia veritiero (visto che i corpi sono stati cremati e il governo ha stabilito di non effettuare autopsie, il dubbio sorge spontaneo), sono molti di più che 212 casi di omofobia in 8 anni? Questo per quanto riguarda la crisi sanitaria. Non parliamo del calo verticale del Pil (-9,5% nel 2020!). Di coloro che hanno perso il lavoro o che lo perderanno. Dei nuovi poveri (un milione in più in tre mesi: 1.000.000 in 3 mesi!). Di un terzo delle scuole paritarie che non riapriranno a settembre, mettendo in crisi l’intero sistema scolastico del nostro paese. Cito suor Anna Monia Alfieri: “Tutte le testate giornalistiche di ogni colore hanno dovuto dichiarare che perdere il 30% delle 12mila scuole pubbliche paritarie e spedire 300mila allievi alle porte della scuola pubblica statale costerebbe 2.4 miliardi da far pagare ai cittadini con un pesante aggravio di tasse. Sommando i 3 miliardi di euro necessari per ripartire con la scuola statale, la si condannerebbe a restare chiusa, e così il Paese”.

Non sarà che i signori oggi al potere in Italia fanno gli interessi di pochi, e non mi riferisco alle vittime (vere), che vanno soccorse e difese (e per questo il codice penale prevede già reati e sanzioni: non esiste alcun vuoto normativo, come sostenuto dagli attivisti gay). No, non sono le vittime a mettere in moto mari e monti, ma i vittimisti, coloro che su un’emergenza inventata costruiscono il loro successo politico. Come funziona? L’emergenza non c’è, ma la narrazione dell’emergenza sì: anni e anni di propaganda martellante e pervasiva.

Il vittimismo è un’arma potente: genera un senso di colpa che permette di dominare la controparte. Come spiega lo psicologo Giulio Cesare Giacobbe, “se uno si sente in colpa automaticamente passa per carnefice anche davanti a se stesso. Chi crea il senso di colpa nel “carnefice” è ovviamente “la vittima”. Chi crea negli altri il senso di colpa ergendosi a vittima è in realtà una vittimacarnefice, un carnefice mascherato da vittima” (G.C. Giacobbe, Come smettere di fare la vittima e non diventare carnefice, p. 84).

Veniamo ora allo scoop che La Verità riporta oggi in prima pagina. Dagli atti dell’inchiesta umbra sul Consiglio superiore della magistratura, emerge uno scambio di messaggi su WhatsApp risalente all’agosto del 2018, l’epoca in cui Salvini ha fermato il flusso dei migranti diretti nel nostro paese, e soprattutto ha dimostrato che gestire i flussi migratori è possibile, che non si tratta di un fenomeno ineluttabile, come vorrebbe qualcuno… Il capo della Procura di Viterbo scrive: “Mi dispiace dover dire che non vedo veramente dove Salvini stia sbagliando. Illegittimamente si cerca di entrare in Italia e il ministro dell’Interno interviene perché questo non avvenga. E non capisco cosa c’entri la Procura di Agrigento. Questo dal punto di vista tecnico, al di là del lato politico. Tienilo per te, ma sbaglio?” Gli risponde il collega Luca Palamara: “No, hai ragione… Ma ora bisogna attaccarlo”.

Caro Direttore, sono curioso di vedere quanti giornali riprenderanno la notizia domani. Il fatto è oggettivamente molto grave: abbiamo magistrati che abusano dei loro poteri per colpire una carica dello Stato, un ministro della Repubblica! Ma si sa: Salvini è cattivo. L’odio va combattuto (commissioni, leggi, si stracciano le vesti, gridano “al lupo! al lupo!”…), ma Salvini l’odio se lo cerca, come dicono i miei alunni.

Ed ecco lo strumento complementare rispetto al vittimismo: la demonizzazione dell’avversario. Salvini è Satana, denunciava una copertina di Famiglia Cristiana. Va combattuto, va attaccato in ogni modo. Se l’avversario è il demonio, tutti i colpi sono ammessi, anche i più bassi.

salvini famiglia cristiana

Proviamo però a dimenticare il nome Salvini. Rileggiamo le frasi che ho evidenziato. I magistrati vogliono colpire un ministro dell’Interno che fa il suo lavoro, e cerca legittimamente (legittimamente) di impedire a qualcuno di entrare illegittimamente (illegittimamente) in Italia, come riconoscono loro stessi. A questo punto a essere sotto attacco non è semplicemente un membro del governo, ma tutti coloro che lo hanno votato. E se quel ministro è stato eletto, vuol dire che sotto attacco è la maggioranza degli italiani. La maggioranza, cioè il popolo. A essere stata attaccata è la nostra democrazia. E se il popolo italiano non vuole che i confini del proprio paese vengano invasi, ha il sacrosanto diritto di eleggere democraticamente qualcuno che chiuda i confini. Anche se è un personaggio impresentabile, secondo quelli che contano. Anche se chiudere i confini è moralmente sbagliato ed economicamente dannoso, il che è tutto da dimostrare. La forza della democrazia è il numero. Altrimenti non viviamo più in una democrazia, ma siamo finiti inavvertitamente nella dittatura dello Stato etico. Che poi è “etico” a modo suo: respingere persone ai confini è disumano, ma aborto, eutanasia, aiuto al suicidio etc. etc. vanno benissimo.

Allora mi chiedo, Direttore: quand’è che gli italiani si accorgeranno di quanto sia falsa la narrazione secondo la quale il mondo si divide in buoni e cattivi? Quand’è che rigetteranno la ridicola propaganda per cui in politica da una parte c’è il bianco e dall’altra il nero (e oggi ha sempre ragione il nero)? Quello che ci suona falso o ingenuo nei film western lo accettiamo se applicato alla politica: proprio il regno dell’opacità e del compromesso! Leggiamoci Machiavelli: la politica è una lotta senza esclusione di colpi per il potere. Non importa chi sia buono o cattivo, ma chi sappia conquistare e mantenere il potere, così da fare, se avanza tempo, anche gli interessi del popolo. Il proprio popolo, non gli eritrei o gli eschimesi, con tutto il rispetto per eritrei ed eschimesi.

Il popolo italiano lo capirà prima o poi? Quand’è che ci stuferemo del vittimismo (di chi in realtà detiene il potere) e della demonizzazione (degli avversari politici e a ben vedere del popolo stesso)?

Ma per fortuna siamo nelle mani di Conte e Mattarella. Loro sì, che sono brave persone. E il bello è che sono al potere, ma gli italiani non li hanno votati.

Cordiali saluti

Emanuele Gavi