Egregio Direttore,
a luglio un immigrato originario del Ruanda, accolto dalla Chiesa francese che gli ha offerto un lavoro, ha dato fuoco alla cattedrale di Nantes, presso cui svolgeva le sue mansioni. Più di quattro secoli di storia e arte andati distrutti.
A settembre, questa volta in Italia, un immigrato tunisino, accolto in quel di Como da un prete, don Roberto Malgesini, ha ben pensato di ucciderlo a coltellate. A una fine analoga era andato incontro padre Jacques Hamel, sgozzato mentre diceva Messa in una cittadina nei pressi di Rouen, nel luglio del 2016. Per il sacerdote francese si è aperta la causa di beatificazione.
Adesso un ragazzo musulmano di 18 anni, ceceno, accolto in Francia con lo status di perseguitato, ha decapitato un insegnante, Samuel Paty, reo di aver parlato in classe della strage di Charlie Hebdo, mostrando due immagini del periodico relative a Maometto.
Caro Direttore, abbiamo visto tutti la foto di Aylan, il piccolo siriano morto sulla spiaggia di Bodrum. Il bimbo in realtà si chiamava Alan Kurdi, nome poi dato a una nave da una Ong tedesca che trasporta i migranti verso le nostre coste. Dovevamo vederla: per sentirci responsabili di quella morte, per aprire le porte e i porti.

Per lo stesso motivo non abbiamo visto la foto di Pamela Mastropietro stuprata, scuoiata, uccisa (sì, pare che prima sia stata scuoiata e poi uccisa) e fatta a pezzi dallo spacciatore nigeriano Innocent Oseghale, che proprio in questi giorni ha subito la condanna definitiva all’ergastolo. Non dovevamo vederla: qualcuno avrebbe potuto mettere in dubbio la politica dell’accoglienza.
Oggi il quotidiano La Verità ha pubblicato in prima pagina la foto, seppure offuscata, della testa mozzata del prof. Paty. Mi permetto di unirla a quella, in bianco e nero, che ritrae il mio collega sullo sfondo del mare luccicante.

Il collage che ne risulta ci mostra un prima e un dopo. In mezzo, tra la vita e la morte di quest’uomo, c’è uno dei dogmi del nostro tempo. Un dogma che ci hanno imposto: il multiculturalismo.
Il multiculturalismo è un’idea bellissima. È l’idea che tutte le culture possano coesistere in pace. Ma c’è un ma. Il multiculturalismo presenta un grosso problema. Lo ribadisco: è un’idea splendida, meravigliosa. Ma non funziona. Non funziona assolutamente. Non funziona quando si tratta di islam, o di culture tribali, primitive, lontanissime dal nostro mondo occidentale e dal grado di civiltà che, pur con tutti i suoi difetti, questo nostro mondo ha raggiunto. E un’idea che non funziona si chiama utopia.
Le utopie, come ci insegna la storia, partoriscono montagne di morti. È stato così per il comunismo, per esempio: milioni, milioni e milioni di morti. Eppure l’idea di partenza era fantastica: l’uguaglianza. L’uguaglianza di tutti gli uomini. Chi potrebbe dirsi contrario?
Direttore, quand’è che ci sveglieremo dai fumi dell’oppio che ci hanno somministrato? Quando ci renderemo conto che questi morti sono vittime del multiculturalismo, una delle più pericolose utopie degli ultimi cinquant’anni, che sta spalancando le porte dell’Europa a un’immigrazione che fa rima con islamizzazione?
In Francia hanno inventato la ghigliottina. Adesso a tagliar teste ci pensano i nuovi francesi.
Cordiali saluti
Emanuele Gavi