Egregio Direttore,
che spavento mi sono preso stamattina! Per caso mi sono imbattuto nell’appello di Repubblica “per salvare la storia alla maturità” (sic). Uomini e donne di ingegno lanciano l’allarme! Ecco qualche esempio. L’insigne giurista Gustavo Zagrebelsky: “Mi indigno, ma non mi stupisco della crociata contro gli insegnamenti storici. Poi verrà il turno della letteratura, della filosofia, delle arti: tutte cose inutili”. Lo scrittore di grido Roberto Saviano: “Abolire lo studio della Storia mostra come questo sia il governo dell’algoritmo. Non contenuti ma solo trending topic”. Accidenti: solo trending topic! (Qualunque cosa significhi). L’archistar genovese Renzo Piano: “Condivido totalmente la proposta della senatrice a vita Liliana Segre sulla necessità di ripristinare dal prossimo anno scolastico la Storia all’esame di maturità”. Il fine critico letterario Alberto Asor Rosa: “Possiamo rinunciare alla Storia?” E ancora Melania Mazzucco, Massimo Recalcati, Eraldo Affinati, Benedetta Tobagi, il latinista Maurizio Bettini, sul cui splendido manuale ho studiato all’università…
Per forza che ti sei spaventato, mi dirà Lei, se hanno abolito lo studio della storia nella scuola italiana! No, caro Direttore, non mi sono spaventato per questo. Io la storia la insegno. Lavoro a scuola, alle superiori. E so che nessuno l’ha abolita, nemmeno all’Esame di Stato. Mi sono spaventato per il grado di falsità a cui è arrivata la propaganda politica in Italia. Se “intellettuali” di questo calibro (le virgolette purtroppo sono d’obbligo) arrivano a sostenere il falso in questo modo, c’è davvero di che rimanere atterriti.
Cos’è successo, in realtà? È successo che l’Esame di Stato da quest’anno presenta delle novità, e tra queste c’è un parziale cambiamento della prima prova, ovvero il tema di italiano, che vede modificate alcune tipologie di tracce, e soppressa la tipologia C: il tema di argomento storico. È successo inoltre che la senatrice Liliana Segre, in un’intervista a Repubblica, ha lanciato un appello per ripristinare il tema storico nella prima prova dell’Esame di Stato. Tutto qui. Non è stata eliminata la storia dal piano di studi degli istituti superiori. Neppure ha subito un ridimensionamento nell’esame di maturità. Anzi: in una prova orale come risulta congegnata quella che gli studenti dovranno sostenere a giugno, la prospettiva storica è fondamentale, e tra le competenze che il candidato dovrà dimostrare è imprescindibile la capacità di collocare cronologicamente eventi e fenomeni culturali e artistici, di saperne analizzare cause e conseguenze, di metterne in luce le relazioni.
La senatrice Segre può dunque tranquillizzarsi: la storia non è stata rimossa dalla scuola, ma è più vitale che mai. La campagna #RiprendiamociLaStoria appare una battaglia già vinta in partenza, volta com’è a riconquistare qualcosa che non è mai stato tolto. Tanto varrebbe battersi per rimettere i banchi nelle aule: nessuno li ha portati via.
Tra l’altro, l’intervista alla senatrice Segre è del 25 febbraio, l’allarme degli intellò viene lanciato il 26. Esattamente una settimana prima, il 17 febbraio, il Ministero dell’Istruzione ha inviato agli istituti scolastici una simulazione di prima prova. Le scuole potevano farla svolgere ai propri alunni quella mattina stessa. La mia lo ha fatto. Se la senatrice o gli illustri supporter della campagna di Repubblica avessero verificato le tracce che sono state elaborate dal Ministero e svolte dagli studenti appena sette giorni prima (non era granché difficile, come ricerca storica…), avrebbero notato che una delle due tracce di analisi del testo letterario (tipologia A) verteva su un brano tratto dal romanzo storico (!) di Elsa Morante intitolato La storia (!!), che racconta di una maestra ebrea (!!!) stuprata da un soldato tedesco durante la Seconda guerra mondiale (!!!!). Immagino che una traccia di questo genere possa incontrare l’apprezzamento della senatrice Segre, sopravvissuta alla Shoah e coraggiosa testimone, a 88 anni suonati, degli orrori di Auschwitz. Se la sua preoccupazione, come pare di capire, è la rimozione intenzionale della memoria, propedeutica al ritorno dei fascismi, col rischio conseguente che si verifichino nuovi genocidi (a Repubblica dichiara “Ormai gli ultimi testimoni dell’Olocausto stanno sparendo”), questa traccia dovrebbe oltremodo rassicurarla.
Ma non è finita. Una delle tracce di tipologia B (analisi e produzione di un testo argomentativo) proponeva alla riflessione degli studenti un testo di Claudio Pavone, uno storico (!), dal suo saggio Prima lezione di storia contemporanea (!!), di cui cito solo una frase: “L’insegnamento della storia contemporanea (!!!) si pone dunque con responsabilità particolarmente forti (!!!!) nel punto di sutura tra passato (!!!!!), presente e futuro.” (Chi voglia leggere le tracce le può trovare qui). Come è possibile che Repubblica, nemmeno una settimana dopo, titoli “Ministro ci ripensi, non rubiamo il passato ai nostri ragazzi!”? È così che oggi lavorano i giornalisti?
A questo punto, egregio Direttore, si chiederà perché è stata eliminata la traccia di storia dall’Esame di Stato. Io non dispongo di notizie sicure, e forse non lo sa con certezza nessuno, al di fuori degli uffici del Miur. Ma da insegnante un’idea me l’ero fatta già a settembre. Il tema di argomento storico era troppo difficile per gli studenti delle superiori. A dire il vero, l’ho sempre trovato troppo difficile anche per me, che storia la insegno. Perché mi sono laureato in lettere classiche e ho conseguito tutte le possibili abilitazioni all’insegnamento che mi consentiva il mio titolo di studio (italiano, latino, greco, storia e educazione civica, geografia), ma non sono un tuttologo e, per formazione e vocazione, resto un letterato, non uno storico. Storia la insegno perché la studio tuttora. Di storia mi ritengo più studente che professore. E spesso mi tocca dire ai miei alunni: “Ragazzi, in questa classe c’è solo uno che studia la storia: io”. Per cui non mi sono mai sentito all’altezza di svolgere un tema storico del livello di quelli che venivano proposti. E immagino che come me, docente di oltre 30 anni, ragionassero anche molti studenti di 18, 19 anni.
Invece la senatrice Segre teme chissà quali manovre, e (cito dall’intervista) “si fa promotrice di un “affare assegnato”, che in linguaggio tecnico vuol dire promuovere una piccola indagine – in questo caso affidata alla Commissione Cultura del Senato – per sapere da che cosa sia nata la decisione del ministero di cancellare la traccia storica”. Ma i lavori parlamentari sono fermi, e nulla di preciso si sa. Mistero. Anche se poi la giornalista di Repubblica sprona la senatrice: “L’indagine accerterà le motivazioni della decisione ministeriale. Ma si conosce già la risposta del Miur”. E lei risponde: “Ah certo, ci diranno che, negli ultimi otto anni, meno del 3 per cento degli studenti ha scelto la traccia storica. Troppo pochi”. Ecco, appunto.
Resta la preoccupazione per l’élite culturale italiana, ai minimi storici – è proprio il caso di dirlo – quanto a credibilità e onestà intellettuale, pronta a spacciare fake news pur di attaccare il governo sgradito di turno. Se domani qualcuno lanciasse un appello per distruggere la scorta di bombe atomiche che Salvini tiene sotto il letto, troveremmo tutti i grandi della cultura a sottoscriverlo e a pontificare sui rischi che porta con sé la proliferazione delle armi nucleari leghiste?
Cordiali saluti
Emanuele Gavi