Egregio Direttore,
viva Massimo Gramellini! Pochi giorni fa il giornalista più ironico d’Italia ha commentato, dalla prima pagina del Corriere della sera, il seguente appello pubblicato su Facebook: «Sto cercando un bambino/a volontario/a che abbia la parotite in atto per un esperimento». Scrive Gramellini: “La parola «esperimento» vicino alla parola «bambino» procura istintivamente brividi di inquietudine, e a lenirli non basta lo stucchevole scrupolo di genere. Prima il maestro di Foligno che umilia l’alunno nero davanti alla classe, spacciandolo per un esperimento. Adesso il guru No Vax, a caccia di piccole orecchie dolenti per i suoi fini misteriosi. Ma che cos’è questa smania di mettere in mezzo i bambini? Non potreste sperimentarvi tra voi?”
Evviva! Finalmente anche il giornalista del Corriere, volto noto di Rai 3, si schiera dalla parte dei bambini! Finalmente anche lui difende i piccoli dalle mire degli adulti! I bambini vanno protetti, vanno cresciuti con amore e rispetto. Mette i brividi, dice finalmente Gramellini, chi vuole fare esperimenti sulla pelle dei più indifesi!
Perché scrivo “finalmente”? Perché finora non mi pare che Gramellini abbia detto una sola parola sul più spaventoso esperimento di ingegneria sociale a cui ci tocca assistere nella nostra epoca: bambini che vengono dati in adozione a coppie formate da due uomini o da due donne. Non solo: bambini che devono imparare a dire “papà e papà”, o “mamma e mamma”. Non solo: nel primo caso bambini che devono imparare a non dire “mamma”, nel secondo bambini che devono imparare a non dire “papà”, perché o non hanno una madre o non hanno un padre. Due uomini non fanno una madre. Due donne non fanno un padre. Se non è un terribile esperimento questo! Un esperimento di cui i bambini, una volta cresciuti, chiederanno conto a quanti hanno loro imposto questa triste condizione di vita. Che i bambini abbiano bisogno, per crescere bene, di un padre e di una madre, non lo dice la Bibbia. Lo dice Freud. Lo dicono oltre cent’anni di psicoterapia. Lo dicono i figli di separati e divorziati, a cui la giornalista e scrittrice Flavia Steno, nel lontano 1926 (la legge sul divorzio è del 1970!), aveva dedicato un libro, intitolato Gli orfani dei vivi. Gli orfani dei vivi, egregio Direttore! E come dovremmo chiamare i bambini che vengono registrati all’anagrafe come figli di due padri? Succede a Sarzana, a Pisa, a Roma, a Milano… Di mamma ce n’è una sola, ma per questi bimbi nemmeno quella.
E a cosa serve tutto ciò? Per rimediare all’insipienza di Dio Padre onnipotente, oppure (per i non credenti) di Madre Natura (ma guarda: Padre e Madre…!), che non consentono a due uomini o a due donne di avere una propria discendenza. Ormai sono anni che l’esperimento viene portato avanti, in paesi come gli Stati Uniti, e coloro che sono stati cresciuti da coppie formate da persone dello stesso sesso cominciano a far sentire la propria voce. Sono loro i veri discriminati (si veda qui). In Italia, invece, siamo solo agli inizi. I bambini, si sa, in quanto minori non votano, non hanno voce nella società. E poi… a chi importa ormai dei bambini? Ci commuovono molto di più i cagnolini. Abbiamo una Monica Cirinnà impegnata nella difesa dei diritti dei cuccioli di cane (lei li chiama “familiari non umani”: si veda qui e qui): evidentemente trascurabili, per lei che ha dato il nome alla legge sulle unioni civili, i diritti dei cuccioli di uomo. Non sta bene difendere gli appartenenti alla propria razza. Nemmeno se si tratta della razza umana. Non vorremo mica passare per razzisti!
Nel 2016, quando era vicedirettore della Stampa, Gramellini ironizzava su Family Day e Sentinelle in piedi. Della famiglia scrisse: “Per quanto la si voglia continuare a considerare un’istituzione, ingabbiandola dentro schemi rassicuranti, la famiglia è diventata un mero incontro di persone dominate da sentimenti instabili e volubili”. Ironia è sinonimo di intelligenza. E intelligente, oggi, (dal latino intelligere, cioè “capire”) è chi capisce quale scempio si commette ai danni di bambini innocenti. E si batte in favore dei loro sacrosanti diritti, in primo luogo quello di essere cresciuti da un padre e una madre.
Cordiali saluti
Emanuele Gavi