Egregio Direttore,
la squadra del neopresidente del Consiglio Mario Draghi non ha deluso gli italiani. Li ha fatti uscire dai gangheri. Riconfermare Roberto Speranza alla Salute significa che l’emergenza sanitaria non c’è, oppure c’è ma si vuole che le cose continuino ad andare in questo modo. Riconfermare Luciana Lamorgese ministro dell’Interno, dopo tutti gli sbarchi che ha consentito in questi mesi in cui a noi autoctoni era fatto divieto di uscire di casa o venivamo rincorsi dai droni, significa che l’emergenza sanitaria non c’è, perché altrimenti le frontiere andrebbero chiuse ermeticamente in entrata e in uscita, oppure c’è ma bisogna ripopolare l’Italia con gli stranieri, e la sostituzione etnica deve andare avanti. Riconfermare Luigi Di Maio agli Esteri significa che l’Italia non può avere una propria politica estera, che sarà decisa altrove.
E pensare che Mattarella ha convocato Draghi per formare un governo “di alto profilo”, un team che mettesse insieme le eccellenze del nostro paese, gli esperti, “i migliori”, come ci siamo sentiti ripetere nei giorni precedenti questa doccia gelata.
Allora sa cosa Le dico, Direttore? Io ho già pronti i nomi per il Draghi bis, tanto più che non credo che una simile accozzaglia possa durare a lungo. Che ne dice?
Agli Esteri mettiamo la tecnica Samantha Cristoforetti (più esteri di così). Degli Interni si occuperà Paola Marella (tecnica). Come sottosegretario penso a Marie Kondō (tecnica), così ci ritroviamo anche le pile di mutande ben ordinate nei cassetti. Alla Giustizia, ovviamente, Silvio Berlusconi (Forza Italia). All’Economia (domestica) sono incerto tra Antonella Clerici e Mastro Lindo (entrambi tecnici). Alla Difesa sarà nominato Franco Baresi (tecnico). Un altro tecnico, Rocco Siffredi, andrà allo Sviluppo, mentre per il ministero della Transizione ecologica c’è già l’autocandidatura di Vladimir Luxuria (tecnic*), e a questo punto la Transizione digitale spetta di diritto a Platinette (tecnic*#?).
Veniamo agli incarichi più impegnativi, a coloro che dovranno affrontare le questioni più delicate. Ministro della Cultura sarà sicuramente un grillino: si fa già il nome di Luigi Di Maio (MoVimento 5 Stelle), ma molti vorrebbero lo stesso Beppe Grillo, considerando la sua carriera precedente l’ingresso in politica. All’Agricoltura sarà nominato Martufello (Italia uiua), al Turismo (per caso) Patrizio Roversi e Syusy Blady (tecnici). Al Sud andrà Giovanni Cacioppo (Zelig), che del resto torna a Gela tutti gli anni. Ministro dell’Istruzione sarà, a furor di popolo, Checco Zalone (tecnico), la cui competenza e visione d’insieme permetterà di salvare una generazione di studenti perduti. All’Università andrà invece Valeria Fedeli (Partito Democratico), a prendersi quella benedetta laurea.
Al ministero della Salute arriverà Diletta Leotta (tecnica), che sprizza salute da tutti i pori (come avevamo avuto modo di vedere). Delle Infrastrutture si occuperà Mauro Corona (tecnico), senza peraltro lasciare il borgo in cui vive (Erto, di nome e di fatto, 372 abitanti). I Ferragnez (tecnici) andranno al Lavoro (anzi: a lavorare). Delle Politiche giovanili si occuperà Piero Angela (tecnico), delle Pari opportunità Vittorio Feltri (tecnico). Vittorio Sgarbi (gruppo Misto), contrariamente a quanto si potrebbe immaginare, non andrà alla Cultura (ministero saldamente in mano alla sinistra), ma ai Rapporti con il Parlamento.

Caro Direttore, che ne pensa? Io dico che saremmo salvi.
Cordiali saluti
Emanuele Gavi