Egregio Direttore,
come tutti sanno, meno che i miei alunni, il 2021 è l’anno di Dante, morto esattamente 700 anni fa (nel 1321, specifico per i suddetti alunni). Se dovessi indicare un personaggio della scena pubblica che mi ricorda il Sommo Vate – e con questo so di farmi amici il 98 per cento dei miei colleghi – indicherei senza dubbio il leader della Lega Matteo Salvini. “E cos’hanno in comune?”, dirà Lei inarcando il sopracciglio. Semplice: i nemici e la strategia adottata contro di loro.
I nemici: all’epoca del Poeta per antonomasia si chiamavano “magnati”, e tra costoro in particolare i suoi avversari erano i guelfi neri. Oggi sono i massoni, gli illuminati “filantropi” globalisti che controllano i principali organismi sovranazionali. Sì, perché Dante fu priore in un governo di popolo, come era quello di Firenze ai tempi suoi. Oggi il popolo è chiamato unicamente a ratificare le politiche che si decidono molto, molto in alto, e se si rifiuta viene redarguito con tono sprezzante (Gad Lerner ha parlato di “classi subalterne”), e chiunque lo difenda viene accusato di populismo.
Ah, Dante considerò responsabile della sua ingiusta cacciata da Firenze niente meno che il papa di allora, che appoggiava i guelfi neri. Ma probabilmente Bonifacio VIII era molto meno ostile verso la fazione rivale di quanto oggi sia papa Bergoglio nei confronti dei sovranisti (a pensare a loro, gli viene in mente subito Hitler, dice lui).
La strategia: in entrambi i casi abbiamo un uomo politico attaccato per via giudiziaria. Dante fu condannato per baratteria, ovvero concussione, corruzione, diciamo per una gestione disonesta del suo incarico pubblico. Salvini, analogamente, stanno cercando di estrometterlo dalla politica con due processi, a cui pare se ne aggiungerà un terzo.
Oltre ai procedimenti di Palermo e Catania, infatti, in cui il leader del principale partito di opposizione deve difendersi dalle risibili accuse di sequestro di persona per aver cercato di fermare l’invasione di immigrati clandestini (e la malafede dei magistrati emerge chiaramente da un’intercettazione telefonica), è notizia di ieri che Salvini è stato rinviato a giudizio anche per aver definito “delinquente” la capitana Carola Rackete, che aveva violato il divieto di ingresso nelle acque italiane, rischiando di speronare una nave della guardia di Finanza. La Rackete peraltro era già stata scarcerata e successivamente “giustificata” nientemeno che dai giudici della Cassazione.
Dunque, Direttore, quali insegnamenti possiamo trarre da questa vicenda? Beh, innanzitutto che viviamo in un paese in cui i rivali politici si fanno fuori in tribunale, con false accuse. Oggi come ai tempi di Dante: il mondo non è cambiato più di tanto. Poi che nel nostro paese la separazione dei poteri non esiste, con buona pace di Montesquieu. È facile essere di sinistra in Italia: anche se si perdono le elezioni, si continuano a gestire la magistratura e il quarto potere, cioè i mass media. Senza contare scuola e università, con cui si intruppano i futuri cittadini.
Altre lezioni da imparare? Che la volontà popolare non conta nulla (è populismo!). Che da noi, in Italia, se fai il tuo mestiere finisci sotto processo come Salvini, che è stato votato e democraticamente eletto per porre un freno all’immigrazione irregolare, ma la cosa non va bene, è inaccettabile. Che se violi la legge, ma sei dalla parte “giusta”, vieni scagionato e magari premiato come la Rackete, insignita della cittadinanza onoraria dal Comune di Parigi.
Salvini è l’uomo più minacciato d’Italia (qui le foto). È stato aggredito e maledetto. In odio a lui è stata tentata una strage di bambini. E ora, come se non bastassero le inverosimili accuse dei magistrati italiani, quello che è un ex ministro dello Stato dovrà difendersi contro l’attivista tedesca figlia di papà. Il Capitano vs la capitana.
Vedremo se finirà come Dante. No, Direttore, non penso a un esilio vero e proprio. Salvini rischia di essere cacciato per sempre dalla vita politica: l’interdizione ai pubblici uffici e l’incandidabilità alle elezioni. Un bel modo per decapitare le forze di opposizione, un po’ come stanno cercando di fare negli Stati Uniti con Trump. Tutto il mondo è paese, e la democrazia vive oggi una grande fioritura.
Mesti saluti
Emanuele Gavi