I no vax fanno ancora così schifo?

Egregio Direttore,

chiariamo subito un punto: io non sono un “no vax”. Semplicemente ritengo i cosiddetti “vaccini” anti Covid una porcheria. Non è la stessa cosa.

“No vax” è una comoda etichetta che serve per squalificare a priori chiunque contesti l’inoculazione di massa dei prodotti presentati come vaccini contro il Covid-19, cassando preventivamente le sue argomentazioni, senza entrare nel merito. E non è finita qui: nell’ultimo anno siamo arrivati all’emarginazione dei no vax, all’istigazione all’odio sociale contro di loro. Si ricorderà, Direttore, la valanga di insulti con cui ci hanno sommerso persino figure istituzionali, da medici come Burioni alla Regione Liguria (ne ho parlato qui).

Dopodiché sono passati alla sospensione dal lavoro dei no vax per mesi e mesi, e addirittura alla radiazione (si veda il caso recente della dottoressa Barbara Balanzoni).

Dunque “no vax” è un marchio di infamia con cui vengono bollati gli oppositori, i dissidenti. Io non sono un “no vax”. Io sono un dissidente. Io un preparato che nel migliore dei casi ti dà una protezione contro il virus che dura solo pochi mesi, e nel peggiore ti uccide, lo chiamo porcheria. Sì, Direttore, uccide.

Nella scuola adiacente a quella in cui insegno è morta una professoressa. Si chiamava Francesca Tuscano e aveva 32 anni. Trombosi cerebrale. Ai parenti di questa vittima della campagna vaccinale andranno poco più di 77 mila euro. Ai tanti che in questi mesi sono morti “per un malore” neppure quelli.

Nella scuola situata pochi chilometri più in là un docente è rimasto invalido. Non riesce nemmeno più ad articolare bene le parole. Non sono due casi verificatisi su Marte, lontani e incerti, ma nelle scuole più vicine alla mia. E non sono così rari. Morte e invalidità, forse permanente, sono tra i regali dei vax e di chi ce li impone.

Ma poi sono davvero “vaccini”? Sì, rispondono alcuni, perché attivano la reazione immunitaria, come fanno i vaccini. No, sostengono altri, perché non conferiscono l’immunità, quindi vaccini non sono. Dopo pochi mesi gli anticorpi prodotti dall’organismo non si sa che fine facciano. Di qui la necessità di sottoporsi a una serie potenzialmente infinita di iniezioni. Una o due dosi l’anno. E questi sarebbero “vaccini”? Questa sarebbe “protezione”? Da quando sono stati diffusi il contagio ha raggiunto vette che, nei grafici, hanno trasformato la prima ondata di marzo 2020 in un’impercettibile increspatura. E la prima ondata fu quella per cui ci chiusero agli arresti domiciliari per mesi, nel primo lockdown della storia. La seconda, nell’autunno del 2020, appare ora come un’ondina, in confronto allo tsunami successivo: a gennaio 2022 abbiamo superato i 200.000 casi al giorno!

E adesso abbiamo anche un’ondata estiva, il che non era mai avvenuto prima dell’imposizione dei vax. Diretta conseguenza di una decisione sbagliata, o fatale nemesi per il governo Draghi e le sue bugie? Coerentemente con quanto accade nel nostro paese in questi giorni di luglio, alcuni studi già a gennaio ci informavano che i tridosati si infettano più facilmente dei no vax (si usa l’ossimoro “efficacia negativa”). Ma c’è chi nega tutto, a partire dall’Istituto Superiore di Sanità. Eppure risulta ormai impossibile credere a quanto sostenuto da Mario Draghi un anno fa, nella conferenza stampa del 22 luglio 2021, quando il presidente del Consiglio presentava il Green Pass come la “garanzia di ritrovarsi tra persone che non sono contagiose”. Ma come? Gli stessi produttori dei vax hanno sempre comunicato che i loro prodotti non impedivano il contagio. Gli italiani credettero a Super Mario? Allora fu proprio questa menzogna a generare la falsa sicurezza che ha fatto divampare i contagi. In un paese civile il sig. Draghi dovrebbe dimettersi di corsa. Altro che Boris Johnson!

Per non parlare dell’altra frase simbolo di quello sciagurato intervento del premier: “L’appello a non vaccinarsi è un appello a morire, sostanzialmente: non ti vaccini, ti ammali, muori; oppure fai morire: non ti vaccini, ti ammali, contagi, lui, lei muore”. E i no vax sopravvissuti al Covid, come il sottoscritto? E i tridosati morti di Covid? E chi si è vaccinato ed è morto, ucciso dal vaccino?

Da questo studio relativo alla popolazione della Gran Bretagna emerge che i vaccinati (anche con tre dosi) muoiono di più dei non vaccinati

Alla luce di ciò che è avvenuto nell’ultimo anno, sarebbe interessante anche rileggere quanto affermato da autorevoli esponenti del mondo scientifico e della sanità. Diversi giornalisti, non molti a dire il vero, meritoriamente ci fanno notare i molteplici ripensamenti, le contraddizioni continue che caratterizzano le esternazioni delle virostar. Ma non sono solo i primari da salotto televisivo a spararle grosse.

Sentiamo per esempio come l’ospedale pediatrico Bambino Gesù spiega l’efficacia dei vax in un articolo intitolato “Nuovo Coronavirus: i vaccini a RNA, come funzionano e perché sono sicuri” (il grassetto è mio):

“Gli anticorpi bloccheranno la proteina Spike e impediranno al virus di infettarci. Le cellule della memoria rimarranno nel nostro corpo e serviranno a proteggerci per mesi, forse per anni, nel caso il virus ritornasse. Se noi non ci infettiamo, non possiamo nemmeno contagiare chi ci sta vicino. Quindi, il vaccino protegge ognuno di noi, ma anche gli altri.

Adesso è chiaro che le cose non stanno così? Contra factum non valet argumentum.

Potrei andare avanti a spiegare la mia scarsissima opinione dei vax. Riprendere le posizioni di illustri scienziati, come il premio Nobel per la medicina Montagnier, che avvertivano che vaccinare contro un virus a RNA sarebbe stato inutile nel migliore dei casi, quando non pericoloso, perché avrebbe contribuito a moltiplicare le varianti, avrebbe creato varianti vaccino-resistenti. Ma proseguire non servirebbe. Non ti ascolta nessuno, se vieni etichettato come “no vax”. Avanti con la prossima dose (mi pare sia la quarta: ho perso il conto). E poi quella successiva. E poi… Quousque tandem…?

Se invece qualcuno mi dicesse: “Ok, hai ragione. Vaccinare non serve, ma cos’altro potremmo fare?” La risposta è semplice: curare. Curare i malati. Non ostacolare le cure e osteggiare i medici che curano, come pure è stato fatto. Ancora il mese scorso (giugno 2022: a due anni e mezzo di distanza dall’inizio dell’era Covid!) ho sentito persone con la febbre sopra i 38 a cui era stata prescritta tachipirina e basta. La tachipirina è controproducente. Servono antinfiammatori e non solo. Serve un dottore che segua il paziente (qui il sito del Comitato Cura Domiciliare Covid, a cui rivolgersi per essere contattati da un medico volontario).

Strano a dirsi, nel mondo alla rovescia in cui viviamo: dobbiamo curare i malati e smettere di controllare se i sani sono sani.

Cordiali saluti

Emanuele Gavi

P.S.: Chi volesse informarsi seriamente su “mancanze, errori, mala gestione, falsi scientifici e azioni contrarie alle leggi e alla Scienza medica” che caratterizzano l’era Covid in Italia (e non solo) può leggere il “Rapporto sulla campagna vaccinale e sulla gestione della Covid-19. 50 domande pretendono risposta”, una lettera aperta alle istituzioni redatta a maggio dal comitato scientifico della Società Italiana di Medicina, di cui fa parte il dott. Massimo Citro. Chi vuole può sottoscriverla qui.

Forse non avremmo dovuto comportarci come “persone normali”