Quant’è bello il primo giorno di scuola

Egregio Direttore,

stamattina anche le ultime regioni italiane hanno aperto le porte delle scuole agli studenti, dai più piccini ai maggiorenni.

Gli inizi, si sa, sono sempre difficili, e la ripresa delle lezioni non fa eccezione, anzi. Il primo giorno di scuola è particolarmente ansiogeno, non solo per gli alunni. I genitori sono in fibrillazione, specie quelli che hanno figli piccoli. Gli insegnanti, che al primo collegio di settembre si sono riuniti abbronzati e ridanciani, hanno già le facce tirate. Non tutti, naturalmente: Alessandro D’Avenia, beato lui, immagino sfoggerà un sorriso che neanche Dracula imbucato al centro prelievi… Ma so di maestre che la notte scorsa non hanno chiuso occhio. Conosco professoresse di sessant’anni che il primo giorno di scuola continuano a viverlo con un filo di angoscia, anno dopo anno dopo anno. Il problema non è tanto la fine delle vacanze, ma l’inquietudine che provoca ciò che è ancora incerto, e il ricordo delle beghe extra degli anni precedenti, mai del tutto rimosso nonostante i nostri sforzi in tal senso.

Gli inizi sono difficili, va bene. Eppure sono belli. La partenza per un viaggio, il varo di una nave, un matrimonio, una nascita… Sono tra i momenti più belli che esistano, per coloro che ne sono protagonisti e per gli altri che si stringono intorno a festeggiare. Così deve essere anche per il primo giorno di scuola. Anche la scuola porta con sé il suo carico di novità, di arricchimento, di incontri, di affetti, per tutti coloro che vi sono coinvolti: dagli studenti agli insegnanti, dai genitori ai presidi.

Certo, mi si obietterà che i ragazzi non ne hanno voglia, anzi: che non hanno voglia di far niente. Non è vero. Ho tanti alunni desiderosi di imparare, ma di imparare qualcosa per cui valga la pena di faticare. Non hanno voglia di dover studiare un argomento senza capirne il senso e l’importanza. Non hanno voglia di stare seduti sei ore di fila ad annoiarsi. Di alzarsi presto e pranzare tardi senza un motivo che sia loro chiaro. Non hanno voglia di perdere del tempo con adulti che sono i primi a essere demotivati.

Come dar loro torto? La penso anch’io così. Io a scuola vado per costruire qualcosa con questi ragazzi. Per dare e per ricevere, perché si riceve tanto da loro, umanamente ma anche in termini di conoscenze: ogni generazione e ogni individuo ha qualche informazione, qualche esperienza da condividere. E poi ci vado per divertirmi. Per leggere le più belle poesie che siano mai state scritte (in quale altro luogo, oltre alla scuola, si legge la poesia?). Per conoscere, c-o-n-o-s-c-e-r-e, una parola che ogni essere umano degno della sua umanità dovrebbe considerare sinonimo di avventura straordinaria. “Fatti non foste a viver come bruti…” insegna Dante, cioè: non siamo stati creati per guardare il Grande Fratello Vip.

Per studenti e professori il primo giorno di scuola è bello perché comincia un percorso faticoso quanto si vuole, pieno di grattacapi e rotture di scatole per gli uni e per gli altri, ma importantissimo, ricco e affascinante. Una vera e propria impresa: la formazione e l’educazione delle nuove generazioni. La trasmissione del sapere. Lo sviluppo della riflessione. Il confronto coi coetanei e con chi ha qualche anno in più. La presa di coscienza del proprio ruolo nella società. La scoperta di se stessi.

Per gli insegnanti in particolare è il giorno in cui si ritrovano i vecchi alunni, quelli con cui ormai si è creato un rapporto di complicità e di rispetto, e si incontrano per la prima volta gli alunni nuovi, ed è sempre bello conoscere nuove persone, con tutta la ricchezza che ogni essere umano ha dentro di sé. E poi i giovani sono belli, anche quando sono bruttini. Sono simpatici, anche quando sono antipatici. Perché sono giovani, hanno una vitalità loro propria, che è quella dell’erba verde. A me colpisce sempre la loro voglia di divertirsi. La più stupida delle battute li fa scompisciare. E hanno ragione a volersi divertire. Anch’io voglio divertirmi a scuola, fare qualcosa di appassionante, cercare la bellezza della vita. E farlo insieme ai giovani è esaltante.

A mezzogiorno sono tornato a casa col cuore pieno di gioia. Perché un po’ di ansia l’avevo anch’io, l’adrenalina dell’attore che sale sul palcoscenico. Ma sapevo che gli inizi sono belli, e anche questo lo è stato, perché a scuola sento di essere nel posto giusto, dove davvero posso dare qualcosa agli altri, posso far fruttare quello che sono e quello che so.

Certo, poi al pomeriggio ho partecipato al Collegio Docenti e la gioia è svanita, l’esaltazione è rimasta un ricordo. Infatti il GLI ha deciso di ingrandire il gruppo DSA-BES-H, in quanto è vero che il PTOF segue già le indicazioni del RAV, ma gli ispettori dei NEV ci hanno fatto qualche appunto che non ho ben capito, forse sul PON ma non ne sono sicuro, e quindi sono stato incaricato di occuparmi anch’io di PDP e PEI, come se non bastasse il lavoro per il gruppo INVALSI, di cui già ero membro.

Ma finché a scuola rimarranno gli alunni (e sembra difficile toglierli), potrò dire che il primo giorno è davvero bello. E quelli a seguire ancora di più, naturalmente.

Cordiali saluti

Emanuele Gavi