Il verde è il nuovo rosso, ma non tutti i rossi ci stanno. E non tutti gli studenti sono gretini

Egregio Direttore,

il cosiddetto “sciopero scolastico” di ieri è stato in realtà un’abile operazione propagandistica. I padroni del vapore (e della CO2) hanno creato il fenomeno Greta per farsi “contestare” apposta da una marea di giovani tutti contenti di saltare la scuola e di essere pure lodati dai grandi per questo. I messaggi aberranti che sono stati lanciati a livello planetario sono fondamentalmente due: “o fate ciò che diciamo noi (e un domani votate per noi) o morirete arrosto”, e “meglio ignoranti che morti arrosto”. Possiamo aggiungere un corollario, che è sempre lo stesso: “Chi vota Trump, o Bolsonaro, o Putin, o Salvini, vuol farvi finire arrosto”. Quindi è meglio arrostirlo subito, no? E se non fosse davvero ovvio, tanti sono i segnali che i nostri ragazzi ricevono in tal senso dalla società intera, a partire dal neoministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti, potremmo rilevare tristemente anche un secondo corollario: “La scuola non serve a una cippa”.

È un nuovo Sessantotto indotto dall’alto, quello a cui mira la sinistra mondialista e mortifera (vedi la legalizzazione dell’aiuto al suicidio). Sta simulando uno scontro generazionale che non c’è: bambini – o falsi bambini come Greta – e adolescenti contro adulti. In realtà si tratta ancora una volta della contrapposizione tra globalisti, travestiti da ecologisti (perché poi voglio vederli, da Soros al climatologo nostrano Luca Mercalli, rinunciare all’aereo), e sovranisti.

Ma quali sono gli obiettivi dei signori che hanno messo in piedi questo scontro generazionale farlocco? Gli obiettivi li ipotizza lucidamente Matteo Brandi nel suo video The Greta Show, al minuto 10.40: “Magari usciranno dei documenti in cui diranno: beh, per, come dire, per salvare l’ambiente dobbiamo fare questo, questo e quest’altro … magari dobbiamo mettere i bastoni tra le ruote a questo, questo, e quest’altro paese… magari dobbiamo aiutare, come dire, dobbiamo liberare determinati paesi da questo, questo e quest’altro governo… magari dobbiamo aiutare l’immigrazione di massa…” Come sintetizza bene Riccardo Cascioli sulla Nuova Bussola Quotidiana (il grassetto è mio): “Il movimento ecologista, che domina nelle agenzie delle Nazioni Unite e nell’Unione Europea, e che ha di fatto sostituito l’Internazionale socialista, ha come obiettivo la decrescita del mondo industrializzato. Ma nessuno è contento di passare dal benessere alla povertà e allora c’è bisogno di creare una situazione di emergenza, la sensazione che il pianeta stia finendo. Solo così si potranno accettare leggi e restrizioni che in tempi normali creerebbero – queste sì – una rivolta generazionale. Così i ragazzi che ieri hanno affollato le strade delle principali città accetteranno con gioia – e convinti di essere rivoluzionari – di mangiare insetti invece che delle succose bistecche di manzo; di ridurre i viaggi e le esperienze all’estero (e guai a prendere l’aereo che inquina così tanto); di andare in giro con scomodissime borracce di metallo invece di usare bottiglie di plastica (che oggi tra l’altro sono totalmente riciclabili); di soffrire il freddo in inverno (giù i riscaldamenti) e di morire di caldo l’estate (i condizionatori sono tremendi per i cambiamenti climatici); di usare biciclette e mezzi pubblici impiegando il doppio del tempo per raggiungere la scuola o il lavoro; di pagare un sacco di tasse in più per finanziare la transizione energetica; di ridurre la democrazia in nome della salvezza del pianeta; di morire prima possibile una volta che non si è più utili, per evitare tutto il surplus di emissioni inquinanti che una persona anziana e malata comporta. E questo è solo una parte di quello che ci aspetta”.

Ma Brandi si definisce un sovranista in trincea: Dio ce ne liberi! Cascioli è un giornalista cattolico ostile al nuovo corso ecologista e globalista inaugurato in Vaticano da papa Bergoglio: Dio ci scampi! Sappiamo ormai che Dio non è cattolico, e che cattolico non significa “universale”, ma “globalista”, cioè “No frontiere, viva gli immigrati, viva l’Amazzonia e viva il meticciato!”

Si sa che il verde, quello dell’ormai storico sole che ride, non quello delle cravatte di Maroni, è ormai il nuovo rosso. D’altronde, in un mondo in cui gli operai votano per Trump, la sinistra radical chic deve rinnovarsi. Il Gay Pride funziona, ma fino a un certo punto, perché c’è chi proprio rifiuta l’idea di farselo mettere nel didietro. Vuoi mettere l’amore per la natura? Loro sì che sono buoni: amano gli oceani, gli animali, le foreste… E naturalmente di tutto ciò hanno l’esclusiva: tanto, se gli studenti non vanno a scuola, non corrono il rischio di sentir parlare del bieco D’Annunzio, con i suoi cinquanta cani di razza, i dieci cavalli purosangue e la splendida “Pioggia nel pineto”. E il cambio di colore, che poi è sempre meno squalificante dei cambi di casacca a cui siamo abituati in Italia, paga: in Germania i Verdi volano nei sondaggi e trainano la sinistra delle banche e degli intellettuali, che se la passava maluccio. E non solo in Germania, ma in tutta l’Europa centro-settentrionale. Da noi ci prova Conte, a travestirsi da rivoluzionario green… con la credibilità di chi dichiarasse di voler fare penitenza digiunando a pane e Nutella (ma dopo lo sciopero della scuola in nome del futuro delle nuove generazioni, tutto è possibile).

Non tutti i rossi, però, stanno al gioco. Cascioli, come ho evidenziato, riconosce nel movimento ecologista la nuova Internazionale socialista, ma persino i Comitati Internazionalisti che fanno propaganda davanti alla scuola in cui lavoro non l’hanno mandata giù, e mesi fa titolavano “Verde marcio” un loro volantino (che sul retro reclamizzava un corso di marxismo, quindi è evidente che non si tratta di una formazione neofascista). Eccolo:Verde marcio evidenziato_page-0001

Nonostante la solita retorica sui migranti, particolarmente fuorviante perché eravamo proprio nei mesi in cui invece, grazie alla chiusura dei porti voluta dal diversamente verde Salvini, il numero dei morti in mare subiva una drastica riduzione, si punta il dito, a ragione, contro “gli appetiti di grandi gruppi economici”. O qualcuno è così ingenuo da pensare che chiunque di noi si mettesse a protestare contro l’inquinamento sarebbe invitato con tutti gli onori al World Economic Forum di Davos, come è accaduto a Greta nel gennaio scorso?

E persino il noto filosofo Massimo Cacciari, che certo non è tacciabile di nutrire simpatia per la destra, ha definito lo sciopero scolastico “un’assurdità”. Intervistato dal Corriere della Sera, l’ex sindaco di Venezia osa dire: “Se continuiamo ad affrontare i problemi alla Greta siamo fritti. Siamo all’ideologia dell’incompetenza”. Manco fosse una Silvana De Mari. O un Diego Fusaro. D’altronde, come dargli torto? Meglio rossi, perché i verdi si sa che finiscono fritti, specie alla fermata del treno, per citare un film manifesto di tutte le rivendicazioni liberal che poi hanno invaso anche la nostra società, dal femminismo alla famiglia arcobaleno.

La convergenza di sovranisti ed esponenti della sinistra sulle critiche al Global Strike fa riflettere, e dovrebbe aprire gli occhi anche ai più ingenui. Ma vorrei concludere, caro Direttore, ricordando che non tutti gli studenti ieri si sono fatti intruppare come marmittoni. E non tutti ne hanno approfittato come questo simpaticone:

sciopero 1

O sono scesi in piazza per lanciare slogan “rivoluzionari” come questi:

sciopero 2 - Copia

sciopero 3

Quest’ultima foto l’ha scovata Cascioli sul sito di Avvenire, quotidiano dei vescovi italiani (dei vescovi!): notare la scritta “Penetrate le f…e, non l’ozono” (in alto a destra). Non male neppure l’inglese del cartello in basso a sinistra: avrebbero dovuto scrivere “The world is ours, the responsibility is ours”, non “our”. Ma per sapere queste cose bisogna andare a scuola…

I miei studenti di quinta professionale (professionale!) in classe c’erano tutti, tranne uno che mi aveva già comunicato l’assenza, dovuta a un impegno di tutt’altro tenore. E avevano la verifica scritta di storia: un terrificante test a crocette (alla Fantozzi: 18.000 domande!). Per la cronaca, un terzo di loro ha preso 4. Alcuni avevano pure l’interrogazione di italiano. E sia il test sia l’interrogazione vertevano sul ripasso di tutti gli argomenti svolti l’anno scorso. Cioè sul programma di un intero anno. E questi studenti sono venuti a scuola. Solamente tre anni fa sembravano appena scesi dagli alberi o scappati dalle gabbie. Si esprimevano a versi (principalmente rutti). E sono venuti a scuola.

Sono giovani come questi che fanno ben sperare per il futuro, non solo il loro futuro, ma quello di tutta la società. E fanno ricredere sul ruolo della scuola, che è ancora capace, se questa società malata glielo consente, di trasformare adolescenti svogliati e ignoranti in giovani adulti, seri e motivati. Ed è meglio essere adulti, che bambinoni. È meglio per tutti.

Cordiali saluti

Emanuele Gavi