Egregio Direttore,
più di un anno fa ho pubblicato su Nessun Giornale una lettera intitolata “Chissà se il coronavirus sarà una benedizione…”, in cui mi chiedevo se il virus cinese ci avrebbe fatto riscoprire il rispetto delle regole e la necessità di punire severamente chi le infrange. Tra l’altro scrivevo: “Chissà se il coronavirus ci farà comprendere che il bene comune è importante quanto la libertà del singolo, anzi forse di più, perché se il bene comune non è salvaguardato, la libertà individuale diventa capriccio, arbitrio, prepotenza. E scomparendo il bene comune, a lungo andare scompare anche il bene di ogni persona, del quale la libertà è una componente: si può dare libertà se viene meno la salute?” Auspicavo la fine di quella cultura dell’anarchia e del degrado dell’essere umano impostasi col Sessantotto, la chiusura definitiva dell’epoca della rivoluzione permanente, del più bieco individualismo al potere, mascherato da fantasia.
Oggi posso dire di essermi sbagliato su tutta la linea. Non solo il Covid non ha cancellato quell’attacco eversivo ai costumi, ai valori, al modo di pensare degli italiani (e non solo), ma ha impresso a tale processo di trasformazione un’accelerazione straordinaria. Il movimento rivoluzionario sta diventando regime dittatoriale, come del resto accade di solito, dalla rivoluzione luterana a quella francese a quella comunista cinese (toh, c’è sempre di mezzo la Cina).
Non solo le “libertà” fasulle non sono state messe minimamente in discussione: dall’invasione dei migranti, mai fermata neppure quando agli italiani era fatto divieto di uscire di casa per la pretesa pericolosità del contagio, all’avanzata della dittatura gay con la prosecuzione dell’iter parlamentare del liberticida ddl Zan, che tra l’altro mira a imporre l’ideologia gender nelle scuole, per manipolare bambini e adolescenti in nome della promozione della “cultura del rispetto e dell’inclusione”. Non solo il cammino dei “nuovi diritti” non conosce battute di arresto ma, come era inevitabile stante la vera natura di queste rivendicazioni e di coloro che le portano avanti, si stanno riducendo sempre di più, e sempre più rapidamente, le libertà vere, quelle fondamentali della persona: libertà di religione, di pensiero, di parola e di stampa. Sono libertà inscindibili tra loro: cancellata una crollano tutte.
Caro Direttore, c’è da temere seriamente per la tenuta della democrazia in Italia (e non solo). Segnali preoccupanti ce sono stati tanti. Pensiamo per esempio al ricorso indebito e sfacciatamente reiterato, da parte di Giuseppe Conte, ai dpcm con cui sono stati calpestati i diritti costituzionali dei cittadini (nel dicembre scorso una sentenza del Tribunale civile di Roma ha definito tali dpcm illegittimi, e non è stato l’unico pronunciamento in tal senso). Che dire poi dello stato di emergenza, dichiarato il 31 gennaio 2020 nel silenzio dei media e in barba al dettato costituzionale che non lo prevede (all’art. 78 si parla soltanto di “stato di guerra”), e prorogato… fino a quando? Al momento fino al 31 luglio, ma pare che Draghi voglia proseguire così fino alla fine del 2021. Sarebbero pressoché due anni di stato di emergenza anticostituzionale! Due anni: nell’antica Roma il dittatore poteva rimanere in carica per un periodo non superiore ai sei mesi. E non c’erano medicine, ospedali, vaccini…
C’è da aspettarsi che questa supposta emergenza non sia altro che la nuova normalità a cui intende abituarci chi muove le leve del potere. A far temere per la salute della democrazia nel nostro paese sono anche altri inquietanti episodi. Ricorderà, Direttore, gli attacchi giudiziari al principale leader dell’opposizione Matteo Salvini, accusato di “sequestro di persona” per avere invece difeso i confini italiani. Un’accusa davvero incredibile (sequestro una persona se la tengo chiusa in cantina, non se le nego l’accesso alla mia cantina). Senza contare l’intercettazione di quello scambio di messaggini tra magistrati, con il capo della Procura di Viterbo che scriveva (il grassetto è mio): “Mi dispiace dover dire che non vedo veramente dove Salvini stia sbagliando. Illegittimamente si cerca di entrare in Italia e il ministro dell’Interno interviene perché questo non avvenga”, e l’ormai celebre Luca Palamara a rispondergli: “No, hai ragione… Ma ora bisogna attaccarlo”. Adesso che Salvini è entrato nel governo Draghi, il processo per il caso Gregoretti è evaporato perché “il fatto non sussiste” (ma no?). Avranno fatto un patto, con Salvini? Se sostieni il governo ti diamo l’immunità, non dal virus ma dalle accuse della magistratura?
E ancora. Come non preoccuparsi di una censura pervasiva, sia in televisione che sui social media: le voci contrarie alla narrazione ufficiale sul Covid e ora sul presunto miracoloso vaccino vengono silenziate, soprattutto se raggiungono un seguito che evidentemente impensierisce i manovratori. Si pensi all’aggressività con cui Bruno Vespa ha attaccato in diretta il dottor Mariano Amici, o la cancellazione da YouTube di Byoblu, una delle principali web tv italiane. Episodi gravissimi, che cadono nell’indifferenza generale.
Del resto, in un mondo in cui il presidente degli Stati Uniti (colui che fino a oggi sembrava essere l’uomo più potente del mondo) si vede cancellato l’account Twitter da 88 milioni di follower (88 milioni: quasi 90 milioni di persone!) non c’è da stupirsi che fatti analoghi accadano anche a casetta nostra. Ah, ma dimenticavo: il pericolo per la democrazia era proprio lui, Trump, che denunciava brogli nelle discutibilissime elezioni statunitensi, quelle del voto postale e telematico (causa Covid…). Eh sì, come dimenticare l’attacco a Capitol Hill con l’emulo di Toro Seduto? Se l’okkupazione la fanno da sinistra è una ragazzata, se la fanno da destra è “golpe”, colpo di stato!

Per non parlare dell’obbligo di portare la mascherina all’aperto. I rischi per la salute a cui ci espone l’uso prolungato della mascherina sono riconosciuti dall’Oms stesso (per esempio autocontaminazione, falso senso di sicurezza, lesioni cutanee…). Ammesso che portare la mascherina negli spazi chiusi sia utile per limitare il contagio, farlo all’aperto e lontano da altre persone è demenziale, oltre che nocivo. E ora che, dal 28 giugno, l’obbligo è stato finalmente abolito, moltissime persone continuano a uscire di casa mascherate. O indossano la mascherina al volante della loro auto, viaggiando da sole. Obiettivo psicosi collettiva raggiunto.
Ma il vero punto di non ritorno è stato senza dubbio l’obbligo vaccinale per i sanitari. La campagna vaccinale è stata condotta in modo vergognoso, costellata di contraddizioni continue e vere e proprie menzogne. Farmaci sperimentali ribattezzati vaccini e presentati come sicuri ed efficaci. Salvo poi fare marcia indietro, come successo col preparato AstraZeneca dopo la morte di Camilla Canepa, 18 anni, e poi marcia indietro sulla marcia indietro (chi rifiuta il mix vaccinale può inocularsi nuovamente AstraZeneca: fatti suoi). I morti del vaccino ci sono eccome, ma vengono negati, relegati alle pagine di cronaca locale, definiti “effetti collaterali”, come se questa espressione, in realtà ingiuriosa e umiliante per le vittime, le facesse morire di meno.
L’obbligo vaccinale è il culmine di una campagna vaccinale schizofrenica e intimidatoria. Gli operatori sanitari italiani sono obbligati a farsi inoculare questi farmaci sperimentali, pena la sospensione dall’incarico. L’ha deciso il governo Draghi ad aprile, con un decreto-legge, che è tutta un’altra cosa rispetto ai dpcm di Conte, come no! In entrambi i casi il parlamento è esautorato. Tra l’altro, sia Conte sia Draghi non sono mai stati eletti dagli italiani.
I sanitari sono obbligati per legge a fare da cavie per il grande esperimento. A quanto è dato sapere siamo l’unico paese al mondo ad aver introdotto l’obbligo di vaccinarsi (beh, veramente c’è anche il Vaticano). Una misura che nega di fatto la dottrina del consenso informato, in contrasto con una serie infinita di documenti: il Codice di Norimberga, redatto dopo gli orrendi crimini perpetrati nei campi di sterminio dai medici nazisti (sì medici, non gerarchi, non soldati, non kapò: medici), la Dichiarazione di Helsinki, la Convenzione di Oviedo sui diritti dell’uomo e sulla biomedicina etc. etc. I sanitari sono obbligati a vaccinarsi e nello stesso tempo devono firmare una dichiarazione in cui affermano di farlo liberamente, consapevoli dei rischi a cui vanno incontro e sollevando da ogni responsabilità i produttori dei vaccini: ma stiamo scherzando? 1700 persone, tra medici, infermieri, psicologi etc. non ci stanno e fanno ricorso ai tribunali amministrativi di varie regioni italiane. Non vogliono inocularsi il farmaco sperimentale e non vogliono, per questo, essere sospesi dal lavoro.
Egregio Direttore, io credo che questi operatori sanitari siano italiani coraggiosi. E credo che non stiano difendendo solo se stessi dai possibili effetti avversi di questi cosiddetti “vaccini” (la morte di Stefano Paternò e quella di Camilla Canepa sono soltanto i casi mediatici più noti), ma siano un baluardo di libertà per tutti noi, che se ne rendano conto o meno. Nel corso degli anni Trenta, in Italia divenne obbligatorio, per ricoprire incarichi pubblici, iscriversi al Partito Nazionale Fascista. Eugenio Montale, tanto per fare un nome, perse il suo posto di direttore del Gabinetto Letterario Vieusseux perché si rifiutò di farlo. Ieri la tessera del partito, oggi il vaccino?
Molti importanti personaggi della scena pubblica, dalla virustar con la faccia da evaso al governatore di regime, pardon: di regione, sostengono che a settembre potranno recarsi a scuola soltanto gli adolescenti vaccinati. Siamo tornati alle leggi razziali del 1938?
Tra l’altro il caso dei giovani è particolarmente significativo, e inquietante. Come spiega l’epidemiologo Maurizio Rainisio (che non è contrario a farsi inoculare il vaccino) in un’intervista alla Nuova Bussola Quotidiana:
“Ho già detto in tutte le salse che sono a favore del vaccino, io stesso l’ho fatto, e ho spiegato quali dovrebbero essere le categorie che dovrebbero fare il vaccino, ma sui giovani il no è deciso.
Ci spieghi perché.
A meno che non ci siano fragilità particolari o motivi legati a condizioni di salute il vaccino non serve per i ragazzi, i giovani e bambini. Ma guardi che lo stanno dicendo tutti: l’Ente tedesco di vaccinazione, il comitato etico francese, gli inglesi e ormai anche l’Oms dice che i ragazzini vanno vaccinati solo se c’è un bisogno concreto.
Il motivo è sempre quello legato alla bassissima mortalità Covid, giusto?
Esatto: una mortalità dello 0,00003% dei ragazzi sotto i vent’anni: 30 su 10 milioni e 500mila, ma c’è dell’altro.
Cosa?
Abbiamo vaccini Pfizer e Moderna approvati per la fascia 12-15 anni (Moderna in realtà è fino a 18) però questa approvazione è basata su pochissimi dati: Pfizer ha trattato mille ragazzini col vaccino, Moderna 2000. Con questi dati non si possono trarre conclusioni sulla sicurezza del vaccino. Con 1000 ragazzi trattati si può escludere un effetto collaterale grave che abbia un’incidenza di 1 su 500, ma non possiamo trattare 10mila persone con una sicurezza così poco caratterizzata.”
Ricapitolando: i giovani non muoiono di Covid, ma possono morire di vaccino (vedi Camilla Canepa). Ammalandosi per loro non c’è il rischio di morire, vaccinandosi sì. È un rischio basso? Anche un rischio basso è superiore a nessun rischio (e 0,00003 è rischio zero). Come se non bastasse, i vaccini Pfizer e Moderna sono stati testati su un numero bassissimo, risibile, di soggetti di quell’età, dunque non ne è stata assolutamente verificata la sicurezza. Quindi? Vacciniamo tutti gli adolescenti, o togliamo loro il diritto allo studio con la didattica a distanza. Questo si chiama ricatto. Si chiama follia.
Come è possibile essere arrivati a questi punti? Appare sempre più plausibile la tesi di chi pensa che non sia il vaccino a servire per il Covid, ma il Covid a servire per il vaccino (e per togliere di mezzo Trump e per altri nobili scopi). E il vero obiettivo potrebbero essere proprio i giovani.
A questo proposito andrebbero indagate alcune contraddizioni che di questi tempi si impongono per la loro evidenza. La prima: da una parte i potenti ci dicono “Così torneremo alla normalità”, dall’altra “Niente sarà più come prima”. La seconda: governo e media portano avanti la campagna vaccinale perché preoccupati della nostra salute, ma guarda caso non consigliano mai di rafforzare il sistema immunitario, e addirittura contrastano le cure che esistono e ormai sono note (qui le linee guida della rete di medici IppocrateOrg). La terza: coloro che vogliono salvare la popolazione mondiale col vaccino anti Covid sono gli stessi che da decenni sostengono la necessità di una riduzione del numero degli abitanti del pianeta.
Onore dunque ai sanitari che stanno dando battaglia. Sono in prima linea contro il nuovo totalitarismo. Che utilizza il principio della rana bollita: si comincia con la mascherina nei luoghi chiusi, un piccolo sacrificio in fondo, poi all’aperto, poi il “vaccino” obbligatorio per una categoria di persone. Il passo seguente sarà estendere l’obbligo a tutti, anche a chi, come bambini e adolescenti, non ha nulla da temere dal coronavirus SARS-CoV-2. L’obiettivo evidentemente dobbiamo ancora ben comprenderlo.
Adesso basta scrivere. È una così bella giornata: bisogna uscire, prendere un po’ di sole. Direttore, anche lei ha notato quante auto della polizia ci sono in giro? Un tempo non se ne vedeva mezza.
Cordiali saluti
Emanuele Gavi
