Egregio Direttore,
da alcuni anni si è diffusa l’idea che essere cattolici implicherebbe necessariamente essere favorevoli all’accoglienza indiscriminata di chiunque voglia stabilirsi nel nostro paese. Anzi, più che “implicherebbe” andrebbe usato il verbo “imporrebbe”, visto che le porte aperte ai migranti sono uno dei dogmi non ufficiali dell’attuale pontificato, che peraltro sull’esistenza di dogmi, quelli veri, pare invece sorvolare ampiamente.
Anche molti cattolici hanno cominciato a identificare fede in Cristo e immigrazionismo, e ciò è dovuto alla predicazione instancabile in tal senso del papa argentino. Ancora recentemente Bergoglio ha denunciato “l’inferno che si vive nei lager di detenzione” presenti in Libia, mentre non ha mai speso parole di condanna per le dittature comuniste che opprimono milioni di venezuelani e cinesi. In Cina i campi di concentramento sono ben presenti, nonostante l’annuncio, nel 2013, della loro chiusura. Si chiamano Laogai. Non è un po’ strano che il Papa condanni i lager in Libia (uno degli argomenti più usati dalla sinistra immigrazionista) e dimentichi quelli in Cina?
Nel paese si sta inoltre commettendo un vero e proprio genocidio ai danni degli uiguri. Si reprime impunemente ogni velleità democratica dei cittadini, come risulta evidente se si guarda a ciò che accade a Hong Kong. Il 5 luglio il Papa ha addirittura evitato di leggere una parte del discorso che era stato preparato e già distribuito ai giornalisti. Le frasi saltate dal pontefice riguardavano proprio la situazione di Hong Kong.
Per finire, in Cina si perseguitano i credenti, compresi i cattolici, ma in Vaticano si tace, a due anni dall’Accordo firmato dalla Santa Sede con le autorità di Pechino, il cui contenuto è tuttora segreto. Di questo silenzio assordante la storia chiederà conto al papa dell’accoglienza, della misericordia, che senza giri di parole accusa di nazismo i sovranisti.
Ma l’accoglienza senza se e senza ma è stata condannata più volte da un cardinale nato proprio in Africa, e precisamente in Guinea: Robert Sarah. Nel libro-intervista Si fa sera e il giorno ormai volge al declino, uscito nel 2019, il cardinal Sarah non ha paura di andare controcorrente, di esprimere posizioni scomode ma in linea col Vangelo secondo Gesù Cristo, non col verbo globalista di Soros e compagni. Quello che emerge soprattutto è la delicatezza, unita alla forza, di un santo dei nostri tempi. Alle pagine 278 e seguenti possiamo leggere quanto segue (il grassetto è mio):
“Esiste una grande illusione che consiste nel far credere ai popoli che i confini siano stati tutti aboliti. Certo, i flussi migratori sono sempre esistiti. La ricerca di una vita migliore o la fuga dalla povertà e dai conflitti armati non sono nuove. Gli attuali movimenti si distinguono però per la loro consistenza. Alcuni uomini affrontano rischi incredibili. Il prezzo da pagare è alto. L’Occidente viene presentato agli Africani come il paradiso terrestre. La fame, la violenza e la guerra possono spingere questi uomini a rischiare la propria vita per raggiungere l’Europa. Come possiamo, però, accettare che certi Paesi siano privati di tanti loro figli? Queste nazioni come potranno svilupparsi se tanti lavoratori sceglieranno la via dell’esilio? Quali sono queste strane organizzazioni umanitarie che girano l’Africa per spingere i giovani a fuggire promettendo loro una vita migliore in Europa? Perché la morte, la schiavitù e lo sfruttamento sono così spesso il vero risultato dei viaggi dei miei fratelli africani verso un immaginario eldorado? Sono indignato da queste storie. Le organizzazioni mafiose degli scafisti devono essere eliminate con la massima risolutezza. Curiosamente, esse restano del tutto impunite. Da questo punto di vista, la situazione in Libia è catastrofica. Questo Paese è stato cinicamente distrutto allo scopo di saccheggiare il suo petrolio. Perché i capi di governo occidentali hanno così pochi progetti da presentare in vista della sua ricostruzione? Non sono sicuro che il rispetto e la tutela della vita umana siano contemplati dappertutto.
Il generale Gomart, ex capo dei servizi segreti militari francesi, che ha lasciato l’esercito nel maggio del 2017, ha recentemente affermato: «L’invasione dell’Europa da parte dei migranti è programmata, controllata e accettata. Nulla del flusso migratorio nel Mediterraneo viene ignorato dalle autorità francesi, militari e civili». […]
Prima di ogni traversata, gli scafisti chiamano il Centro nazionale di coordinamento del soccorso marittimo italiano, e così le navi europee raccolgono direttamente in mare i flussi migratori per trasportarli a destinazione, per paura che si perdano lungo le coste africane… L’invasione non è imprevedibile. Non c’è quindi alcun mistero, si sa tutto. Si sa dove gli scafisti vanno a rifornirsi di barconi. Si sa che la Turchia rilascia passaporti falsi, e che le autorità preferiscono chiudere gli occhi. I servizi segreti francesi sono al corrente di ogni minimo dettaglio del traffico migratorio africano.
Bisogna fare di tutto perché gli uomini possano restare nei Paesi che li hanno visti nascere. Tutti i giorni, centinaia di Africani muoiono nelle acque del Mediterraneo. La storia dei due giovani Guineani che hanno cercato di fuggire clandestinamente da Conakry mi tormenta. Saliti nella stiva dell’aereo, sono morti di freddo durante il viaggio. Alcuni amici mi hanno raccontato di giovani provenienti dall’Africa che sono morti nelle celle frigorifere delle navi che trasportano banane. Questa barbarie non può più andare avanti.
In Europa, i migranti sono privati della loro dignità. Esseri umani vengono ammassati nei campi e condannati a trascorrere le proprie giornate senza fare nulla. In Francia, la Giungla di Calais era una vergogna. Come potete pretendere che un uomo senza lavoro possa andare incontro a una vera realizzazione personale? Lo sradicamento culturale e religioso degli Africani proiettati nei Paesi occidentali, che a loro volta attraversano una crisi senza precedenti, è una trappola mortale.
L’unica soluzione durevole passa attraverso lo sviluppo economico dell’Africa. I capi di Stato del mio continente hanno una grande responsabilità. L’Europa non deve diventare il cimitero dell’Africa. […]
Se i capi di governo hanno già accolto questi uomini e queste donne, si suppone che abbiano un preciso progetto per assicurare loro tutte le garanzie di una vita degna, un tetto, un lavoro, una vita familiare e religiosa stabile. Diversamente, sarebbe qualcosa di irresponsabile e inquietante. Purtroppo, constato che tutte queste condizioni sono lontane dall’essere realizzate. Senza un preciso progetto di integrazione è da criminali offrire ospitalità ai migranti”.
Caro Direttore, questo è dire pane al pane e vino al vino! Questo è il sano e santo realismo di chi va alla ricerca del bene, per salvare in primo luogo le persone che si affidano ai mercanti di uomini, e secondariamente i paesi europei. Come si sarà notato, infatti, il cardinal Sarah non teme di usare più volte il termine “invasione”…
Il cristianesimo è questo. Fede e ragione. Carità nella verità. Diffidiamo dalle imitazioni.
Cordiali saluti
Emanuele Gavi