Egregio Direttore,
dopo mille minacce di morte, il maledetto Salvini è stato maledetto. Il Satana italiano, come la cristianissima Famiglia Cristiana lo presentava in una sua nota copertina, si è beccato pure una maledizione da parte di una signora di colore, originaria del Congo, che nel contempo gli ha anche strappato due rosari (qui il video). Speriamo che non si tratti di un gesto legato alla magia nera, purtroppo ancora diffusa nel continente nero, ma resta il fatto che una maledizione non è un semplice insulto, bensì un atto estremamente grave, e come tale andrebbe stigmatizzato dalle autorità civili e da quelle religiose. Invece, pare che l’accaduto non susciti grande scandalo. Viviamo in un paese in cui si può maledire impunemente un personaggio pubblico? Ah, ma forse perché è successo a Salvini, che è il diavolo. E qui la domanda sorge spontanea, caro Direttore: il Satan-Salvini è stato maledetto in nome di un dio, o di Satana stesso? Perché in quest’ultimo caso sarebbe come celebrare una Messa nera per scacciare il demonio: la vedo dura.
In quanto accaduto ad apparire satanico, piuttosto, è il comportamento della donna che maledice e strappa rosari. Non c’è stata premeditazione, assicurano i giornali (e come fanno a saperlo?). Sarà. Ma se si tratta solo di una persona che ha perso la pazienza, c’è da riflettere sulle culture che stiamo importando in Italia, assieme ai positivi al Covid. Anche a me capita di perdere la pazienza: i miei studenti lo sanno bene. Ma non li ho mai maledetti. Una cosa simile non mi verrebbe nemmeno in mente. Neppure col mio peggior nemico. Sarà che sono cresciuto in un contesto cattolico, e Cristo ha detto di amarli, i propri nemici. Che io riesca ad amarli è tutto da dimostrare, certo, ma perlomeno, grazie alla cultura cristiana che mi ha nutrito, non mi passa neanche per l’anticamera del cervello l’idea di gettare maledizioni su chicchessia. È chiaro che non tutte le culture sono equivalenti.
Tra l’altro non è la prima volta che, contro Salvini, un africano perde la testa: a marzo 2019 il signor Ousseynou Sy, senegalese di origine, poi diventato autista di scuolabus in Italia, aveva tentato di bruciare vivi gli scolari che gli erano stati affidati, per vendetta contro Salvini e Di Maio. La sinistra e i cattocomunisti dovrebbero interrogarsi seriamente sui pericoli reali che la demonizzazione dei loro avversari porta con sé.
Che esponenti leghisti come Calderoli abbiano rilasciato dichiarazioni razziste è fuori di dubbio, che la Lega sia un partito di razzisti lo smentiscono i fatti: il primo sindaco di colore del nostro paese fu, nel 2009, la signora Sandy Cane, leghista, e il primo nero a diventare senatore in Italia è stato, nel 2018, Tony Iwobi, leghista, tuttora in carica. Come si spiega che degli afroitaliani militino in un partito che vuole chiudere le frontiere? Molto semplice: chiusura delle frontiere e razzismo non sono sinonimi. Chi li equipara mente sapendo di mentire. Dare del razzista a chiunque voglia fermare l’immigrazione clandestina e i trafficanti di uomini fa il gioco dei criminali stessi che provocano migliaia di morti nel Mediterraneo, così come definire accoglienza la pessima gestione dei flussi migratori a cui abbiamo assistito anche in questi mesi di emergenza coronavirus. Lo ha spiegato a chiare lettere il cardinal Sarah, anche lui africano.
Ma, a proposito del rapporto tra i neri e il leader della Lega, Le propongo, Direttore, una serie di foto facilmente reperibili in rete. Ne ho scelte solo alcune: ce ne sono molte di più. Sappiamo che il Papa non è stato tenero con i sovranisti (“Il sovranismo è un atteggiamento di isolamento. Sono preoccupato perché si sentono discorsi che assomigliano a quelli di Hitler nel 1934”). Ora, tralasciando il fatto che Hitler non voleva isolarsi, ma riunire tutti i tedeschi in un unico Stato, la domanda in questo caso è la seguente: ce lo vede Hitler a farsi i selfie con gli ebrei?
Cordiali saluti
Emanuele Gavi